La preoccupazione attanaglia le organizzazioni sindacali. Seguita dal rammarico di non essere state coinvolte dal Governo in opportuni approfondimenti. Per la CDLS “la quantità della richiesta del prestito di 350 milioni al tasso di interesse del 6,5 % è molto elevato, ed espone al pagamento di 22,5 milioni all’anno fino alla data di scadenza del prestito nel 2027”. "Serve più chiarezza" sulla parte progettuale cioè cosa compensi il debito – sottolinea quindi la Confederazione Democratica. "Teniamo alta la soglia di attenzione perché il timore è che ci siano ricadute sulla testa dei cittadini; giovani lavoratori e pensionati nel prossimo futuro".
Secca la CSdL: “Il cappio al collo del Paese si stringe ulteriormente!” - tuonano parlando di “tasso folle”. Il sindacato rileva poi due aspetti: “il primo – precisano - è che l’emissione è di 350 milioni, 10 in più della precedente; “ciò significa che le necessità finanziarie sono ulteriormente aumentate, mentre il Segretario di Stato per le Finanze aveva dichiarato che il bilancio dello Stato è addirittura in attivo”. Il secondo – aggiunge la CSdL - è che la prima cedola degli interessi sarà pagata il 19 gennaio 2025; quindi dopo le elezioni. Pertanto ci penserà il nuovo governo”.
Sposta invece il ragionamento sulle responsabilità USL: “Sarebbe del tutto assurdo se qualcuno volesse addossarne una parte, per il rollover, ai sindacati per aver chiesto dopo oltre 12 anni, il rinnovo del contratto della PA almeno a un 6%”. Inoltre – rimarcano - “che questo non implichi aumenti della tassazione o scuse per ridurre i diritti dei lavoratori”. Mai contrari poi a prescindere sul debito “a patto che si trasformi in debito buono per un vero rilancio del Paese”. Di qui la richiesta di “un tavolo tripartito per una riflessione che sfoci nell’immediato in misure concrete per far finalmente ripartire l'economia e lasciarci alle spalle – conclude USL - una stagione dove la dignità di chi lavora e ha lavorato, è stata troppo spesso calpestata”.