L’ipotizzato raddoppio degli sconti SMAC CARD costringerà molti Artigiani all'uscita del circuito: l'Unione Artigiani Sammarinesi critica la proposta di revisione della scontistica avanzata nelle scorse settimane dalla segreteria di Stato per le Finanze e dall'ufficio competente.
"In dettaglio, la riforma - scrive in una nota l'Unas - prevederebbe il rialzo dall'attuale 2% di aliquota di sconto sul servizio offerto dagli artigiani, a loro carico, al 5% totale, di cui un 4% ripartito sugli esercenti e un 1% sullo Stato. Un “salto” che per l'associazione avrà come inevitabile conseguenza la “fine della Smac commerciale per il settore”.
La proposta avanzata dall'esecutivo è l'ultimo passaggio di un rapporto, quello tra artigiani e la carta-sconti nazionale, che è stato fin dall'inizio burrascoso: il segretario generale di UNAS, Pio Ugolini, spiega che per oltre un anno e mezzo gli esercenti della categoria sono stati esclusi dalla possibilità di entrare nel circuito. Quando poi è stato concesso di farne parte, le condizioni non prevedevano alcun contributo dello Stato, diversamente dalle altre categorie coinvolte.
"Oggi, lo scopo dichiarato della Segreteria di Stato è quello di livellare il più possibile l'aliquota degli sconti e se in altri settori questa diminuisce, per gli artigiani raddoppia", proseguono gli artigiani.
“Ultimamente - spiega il segretario Pio Ugolini - malgrado condizioni penalizzanti, gli artigiani aderenti alla Smac commerciale sono aumentati, anche per le tensioni di inizio anno in tema di deducibilità e ricevute, ma se saranno introdotte le novità previste dalla Segreteria, con il raddoppio dell'aliquota di sconto, “sarà inevitabile per molti la conversione in Smac fiscale, senza scontistica”, con la conseguenza che “il circuito Smac tenderà a stringersi, non allargarsi”, come invece auspicato da tutti.
Alzare l'aliquota dal 2 al 5% “rappresenta un costo ingestibile per la piccola impresa”, ribadisce Ugolini e non può che avere ricadute sul prezzo finale. “Già gli artigiani in buona parte spesso si fanno carico dell'imposta sui servizi del 3% - osserva - senza contare che arriverà anche l'Iva o IGC che dir si voglia. A queste condizioni gli artigiani saranno spinti a limitarsi ad assolvere agli obblighi di legge” senza poter aderire ad altre iniziative.
L'obbligatorietà per gli esercenti scatta da ottobre, ma considerato i giorni lavorativi del solo mese di settembre è impensabile pensare che tutti saranno operativi e formati su un prodotto che ad oggi ancora non esiste e di cui non è stata presentata ancora nessuna simulazione o campagna di formazione. Domani è in agenda un secondo incontro dedicato alla riforma della Smac a Palazzo Begni tra Segreteria di Stato e associazioni di categoria, ma i presupposti non sembrano i migliori: “Se non c'è vera volontà di confronto con gli operatori, il rischio è di dover ascoltare quello che è già stato deciso”. Per questo gli artigiani non escludono la propria defezione in forma di protesta.
"In dettaglio, la riforma - scrive in una nota l'Unas - prevederebbe il rialzo dall'attuale 2% di aliquota di sconto sul servizio offerto dagli artigiani, a loro carico, al 5% totale, di cui un 4% ripartito sugli esercenti e un 1% sullo Stato. Un “salto” che per l'associazione avrà come inevitabile conseguenza la “fine della Smac commerciale per il settore”.
La proposta avanzata dall'esecutivo è l'ultimo passaggio di un rapporto, quello tra artigiani e la carta-sconti nazionale, che è stato fin dall'inizio burrascoso: il segretario generale di UNAS, Pio Ugolini, spiega che per oltre un anno e mezzo gli esercenti della categoria sono stati esclusi dalla possibilità di entrare nel circuito. Quando poi è stato concesso di farne parte, le condizioni non prevedevano alcun contributo dello Stato, diversamente dalle altre categorie coinvolte.
"Oggi, lo scopo dichiarato della Segreteria di Stato è quello di livellare il più possibile l'aliquota degli sconti e se in altri settori questa diminuisce, per gli artigiani raddoppia", proseguono gli artigiani.
“Ultimamente - spiega il segretario Pio Ugolini - malgrado condizioni penalizzanti, gli artigiani aderenti alla Smac commerciale sono aumentati, anche per le tensioni di inizio anno in tema di deducibilità e ricevute, ma se saranno introdotte le novità previste dalla Segreteria, con il raddoppio dell'aliquota di sconto, “sarà inevitabile per molti la conversione in Smac fiscale, senza scontistica”, con la conseguenza che “il circuito Smac tenderà a stringersi, non allargarsi”, come invece auspicato da tutti.
Alzare l'aliquota dal 2 al 5% “rappresenta un costo ingestibile per la piccola impresa”, ribadisce Ugolini e non può che avere ricadute sul prezzo finale. “Già gli artigiani in buona parte spesso si fanno carico dell'imposta sui servizi del 3% - osserva - senza contare che arriverà anche l'Iva o IGC che dir si voglia. A queste condizioni gli artigiani saranno spinti a limitarsi ad assolvere agli obblighi di legge” senza poter aderire ad altre iniziative.
L'obbligatorietà per gli esercenti scatta da ottobre, ma considerato i giorni lavorativi del solo mese di settembre è impensabile pensare che tutti saranno operativi e formati su un prodotto che ad oggi ancora non esiste e di cui non è stata presentata ancora nessuna simulazione o campagna di formazione. Domani è in agenda un secondo incontro dedicato alla riforma della Smac a Palazzo Begni tra Segreteria di Stato e associazioni di categoria, ma i presupposti non sembrano i migliori: “Se non c'è vera volontà di confronto con gli operatori, il rischio è di dover ascoltare quello che è già stato deciso”. Per questo gli artigiani non escludono la propria defezione in forma di protesta.
Riproduzione riservata ©