La così detta ‘riforma tributaria’ sta provocando nel Paese uno scontro sociale pericoloso.
Lo testimoniano il recente sciopero generale, le prese di posizione di alcuni partiti e delle categorie economiche.
Il Movimento “… per San Marino” aveva scritto in tempi non sospetti che la riforma tributaria, così come risultava dai progetti in discussione, era inutile e dannosa, in primo luogo perché non avrebbe portato nuove risorse alle dissanguate casse statali ed in secondo luogo perché avrebbe allontanato da San Marino investitori esteri.
Che la vigente legge tributaria meriti aggiornamenti e modifiche è certo.
Non si tratta tuttavia di una riforma, come pomposamente viene definita dai promotori.
La vera riforma che la Repubblica deve adottare per quanto concerne il regime tributario consiste nella adozione, urgente ed indilazionabile, del sistema IVA sul modello europeo e nel quadro degli accordi, ancora vigenti, stipulati nel 1972 fra San Marino e l’Italia.
L’adozione del sistema IVA dovrebbe essere coordinata all’uso per i consumi interni della Smac Card che consenta una riduzione dei prezzi delle merci e conseguentemente il rilancio del settore commerciale, attualmente fortemente penalizzato.
Nemo profeta in patria, dicevano i latini.
Il governo ha infatti deciso, e persiste in tale decisione nonostante i richiami del Fondo Monetario Internazionale, di iniziare a discutere dell’IVA dopo il 2013, cioè dopo le elezioni, per non creare dissensi o discussioni, non graditi in clima pre-elettorale.
Speriamo che, per le incertezze governative e dei partiti, non ci piovano addosso misure restrittive che comportino sulle merci introdotte a San Marino il preventivo pagamento dell’IVA all’erario italiano.
In passato, questa ipotesi era stata, in ambienti ministeriali italiani, formulata: non vorremmo che qualche zelante funzionario la ritirasse fuori dai polverosi cassetti.
Lo testimoniano il recente sciopero generale, le prese di posizione di alcuni partiti e delle categorie economiche.
Il Movimento “… per San Marino” aveva scritto in tempi non sospetti che la riforma tributaria, così come risultava dai progetti in discussione, era inutile e dannosa, in primo luogo perché non avrebbe portato nuove risorse alle dissanguate casse statali ed in secondo luogo perché avrebbe allontanato da San Marino investitori esteri.
Che la vigente legge tributaria meriti aggiornamenti e modifiche è certo.
Non si tratta tuttavia di una riforma, come pomposamente viene definita dai promotori.
La vera riforma che la Repubblica deve adottare per quanto concerne il regime tributario consiste nella adozione, urgente ed indilazionabile, del sistema IVA sul modello europeo e nel quadro degli accordi, ancora vigenti, stipulati nel 1972 fra San Marino e l’Italia.
L’adozione del sistema IVA dovrebbe essere coordinata all’uso per i consumi interni della Smac Card che consenta una riduzione dei prezzi delle merci e conseguentemente il rilancio del settore commerciale, attualmente fortemente penalizzato.
Nemo profeta in patria, dicevano i latini.
Il governo ha infatti deciso, e persiste in tale decisione nonostante i richiami del Fondo Monetario Internazionale, di iniziare a discutere dell’IVA dopo il 2013, cioè dopo le elezioni, per non creare dissensi o discussioni, non graditi in clima pre-elettorale.
Speriamo che, per le incertezze governative e dei partiti, non ci piovano addosso misure restrittive che comportino sulle merci introdotte a San Marino il preventivo pagamento dell’IVA all’erario italiano.
In passato, questa ipotesi era stata, in ambienti ministeriali italiani, formulata: non vorremmo che qualche zelante funzionario la ritirasse fuori dai polverosi cassetti.
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