“E’ una vera e propria crisi di sistema quella che attanaglia San Marino, ma le forze politiche sembrano non accorgersene”. Comincia così l’analisi del sindacato sul sistema Paese. La CSU accusa i partiti di continuare a vivere nel loro letargo, incuranti dei rischi di affondamento della Repubblica. Dieci anni di instabilità politica, afferma il sindacato, hanno paralizzato il Paese, frenato l’ammodernamento delle istituzioni, l’economia, lo stato sociale. E ancora oggi, nonostante questi pesanti ritardi, non si escludono nuovi scenari di crisi politica. In tutti questi anni, prosegue la CSU, i poteri forti hanno colmato il vuoto lasciato dalla politica e preso il sopravvento sugli interessi generali. Così, invece di parlare di politiche di sviluppo, di sanità, di servizi sociali, del futuro dei giovani, fin troppo spesso, rimarca il sindacato, i lavori consiliari sono stati assorbiti dalle vicende legate ai giochi della sorte.
San Marino, secondo la CSU, è a un bivio: o si risolvono i problemi dell’economia, dello stato sociale, dei rapporti internazionali, oppure il nostro Paese rischia di imboccare la strada della recessione e del declino. Il richiamo forte è alla politica, che deve tornare ad assumere il proprio ruolo democratico, dando risposte alle esigenze dei cittadini. Questi anni, aggiunge il sindacato, ci hanno consegnato una realtà industriale frammentata, composta da una galassia di micro-aziende a bassissima occupazione e con una vita media di 3 anni. Oltre a questo, di importanza capitale sono i rapporti con l’Italia. Le iniziative dell’Agenzia delle entrare verso alcune aziende, oltre a mettere in difficoltà le imprese, hanno alimentato – afferma la CSU – un clima di sospetto che nuoce all’intera economia sammarinese, mentre resta irrisolta la vicenda dei lavoratori frontalieri per precise responsabilità da parte dei due Governi.
Non ci stiamo, dicono CDLS e CSdL, ad assistere a questa continua deriva a cui il Paese è lasciato dalla classe politica. La CSU rilancia tutti i punti del “Piano di intervento sociale e per le riforme” e convoca per lunedì prossimo l’attivo generale dei rappresentanti sindacali. Obiettivo: accelerare la mobilitazione e richiamare le forze politiche e istituzionali alle loro responsabilità, per realizzare una rapida inversione di rotta.
San Marino, secondo la CSU, è a un bivio: o si risolvono i problemi dell’economia, dello stato sociale, dei rapporti internazionali, oppure il nostro Paese rischia di imboccare la strada della recessione e del declino. Il richiamo forte è alla politica, che deve tornare ad assumere il proprio ruolo democratico, dando risposte alle esigenze dei cittadini. Questi anni, aggiunge il sindacato, ci hanno consegnato una realtà industriale frammentata, composta da una galassia di micro-aziende a bassissima occupazione e con una vita media di 3 anni. Oltre a questo, di importanza capitale sono i rapporti con l’Italia. Le iniziative dell’Agenzia delle entrare verso alcune aziende, oltre a mettere in difficoltà le imprese, hanno alimentato – afferma la CSU – un clima di sospetto che nuoce all’intera economia sammarinese, mentre resta irrisolta la vicenda dei lavoratori frontalieri per precise responsabilità da parte dei due Governi.
Non ci stiamo, dicono CDLS e CSdL, ad assistere a questa continua deriva a cui il Paese è lasciato dalla classe politica. La CSU rilancia tutti i punti del “Piano di intervento sociale e per le riforme” e convoca per lunedì prossimo l’attivo generale dei rappresentanti sindacali. Obiettivo: accelerare la mobilitazione e richiamare le forze politiche e istituzionali alle loro responsabilità, per realizzare una rapida inversione di rotta.
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