E’ il secondo appuntamento dei frontalieri con la protesta. Per le questioni che li riguardano da vicino, doppia imposizione fiscale e stabilità occupazionale, le risposte tardano ad arrivare nonostante le rassicurazioni e le dichiarazioni rassicuranti. Sabato, una delegazione dei circa 6 mila lavoratori frontalieri, ha espresso la propria preoccupazione di fronte alla sede dell’Ambasciata d’Italia a San Marino. Un sit-in di protesta per sensibilizzare il rappresentante diplomatico del paese da cui provengono verso una ricerca delle soluzioni possibili. E la disponibilità dell’ambasciatore non si sono fatte attendere: Renato Volpini ha aperto le porte dell’ambasciata ad una rappresentanza dei lavoratori. Fra loro il segretario della Federazione Industria della Cdsl, Giorgio Felici ed il segretario confederale della Csdl, Gianluigi Macina. A loro il rappresentante della Farnesina ha non solo assicurato la massima disponibilità, ma anche indicato un percorso preciso. Il 18 maggio prossimo, a Roma, si terrà il primo dei due incontri tecnico politici fissati per l’accordo di cooperazione economica; in quell’occasione – ha rivelato l’ambasciatore Volpini – l’Italia chiederà di affrontare la questione legata al tempo determinato, alla precarietà cioè dei lavoratori d’oltre confine. E lo stesso avverrà nell’incontro successivo, quello che dovrà tenersi, sempre a Roma, l’8 giugno. “Il Congresso di Stato – ricorda in una nota Giorgio Felici - si è impegnato a presentare un documento specifico sia sulla questione fiscale, sia su quella dei diritti dei lavoratori italiani occupati in Repubblica. Per il sindacato in quel documento il Governo del Titano deve chiedere a Roma il pieno il rispetto degli accordi e dei trattati internazionali sottoscritti sia con l’Italia, sia con l’Unione Europea”. Gianluigi Macina ha evidenzia l’impegno del sindacato per una soluzione ottimale alle problematiche di questa categoria di lavoratori, ben diverse da quelle paventate dalla finanziaria. “Siamo – ha dichiarato – sollecitatori di un testo che risponda alle esigenze dei lavoratori interessati: rapporto di lavoro stabile e trattamento fiscale equo in primo luogo”. In definitiva si chiede che gli aspetti sollecitati, sui quali si auspica una decisione, non restino in secondo piano, considerato che il numero dei frontalieri attuale è pari al 50 per cento degli occupati nel settore privato e che quella della precarietà è una questione di grande rilevanza anche per i lavoratori residenti.
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