"Per ristabilire la legalità in ambito lavorativo, la Uil Emilia-Romagna, attraverso le sue articolazioni di Ravenna, Rimini e Cesena, apre una campagna di vertenzialità a fianco dei 'voucheristi'. Nel mirino dei nostri legali, ci sarà l'uso distorto dei voucher, nati nel 2003 come strumento retributivo del lavoro accessorio e oggi trasformati in grimaldello che scardina la legalità contrattuale e funge da detonatore dell'evasione fiscale". Ad annunciare la nuova stagione di contestazioni a difesa dei lavoratori assunti-retribuiti, in modo non corretto, con voucher, è il segretario generale Uil regionale, Giuliano Zignani, insieme a Riberto Neri (Uil Ravenna); Giuseppina Morolli (Uil Rimini) e Marcello Borghetti (Uil Cesena). L'occasione è il convegno su 'Lavoro stagionale: una risorsa senza diritti?' di lunedì prossimo, 18 Aprile 2016, alle 9,30, al Club Hotel Dante (viale Milazzo, 81 - Cervia) cui partecipano, tra gli altri, Guglielmo Loy, segretario confederale Uil e Cesare Damiano, presidente commissione Lavoro della Camera dei Deputati. Punto di partenza, lo studio sui voucher del Servizio politiche attive e passive del lavoro della Uil che ha rilevato come nel 2015 ci sia stata un' esplosione dei 'buoni lavoro'. Tanto che l'Emilia-Romagna risulta tra le regioni più voucherizzate con 14,3 milioni di 'foglietti', dopo Lombardia (21 milioni) e Veneto (15,2 milioni). Disaggregando il dato regionale, prima si piazza Bologna (3.007.818), tallonata da Modena (2.635.422). Seguono Ravenna (1.516.201) e Rimini (1.532.555); quindi Reggio Emilia (1.432.294), Forlì- Cesena (1.317.711), Parma (1.102.867) e Ferrara (959.637). Quanto ai settori che fanno maggior ricorso a questo strumento sono commercio, turismo e servizi. Questo "uso selvaggio del ticket - denunciano i sindacalisti - scardina il concetto di lavoro stagionale e danneggia i lavoratori che operano senza diritti e tutele in balia del committente al punto da rasentare forme di caporalato. La logica da far west che sottende a questo abuso del voucher sembra incentivare il lavoro sommerso e legalizzare il pagamento dello stipendio in nero. Con un triplice danno: al lavoratore poiché privo di una vera copertura previdenziale; alla casse dello Stato per un mancato gettito Irpef e all'Inps per un mancato contributo previdenziale". Per il Segretario confederale della Uil, Guglielmo Loy, diventa sempre più necessaria una riflessione di tutta la politica, anche ai fini di una corretta tracciabilità dello strumento. Il rischio concreto è quello di aumentare la platea di precari nel lavoro e nella vita, precludendo, peraltro, l'accesso a una pensione dignitosa.
(ANSA)
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