
Negli ultimi 12 anni le attività commerciali nelle dieci principali città dell’Emilia-Romagna sono diminuite del 22%. A dirlo è l’Osservatorio sulla demografia d’impresa stilato dall’Ufficio Studi di Confcommercio, che evidenzia come il commercio tradizionale stia vivendo una crisi strutturale, aggravata da un processo di desertificazione che investe anche la regione.
Dal 2012 al 2024, in Emilia-Romagna sono spariti 3.803 negozi al dettaglio, scendendo da 17.299 a 13.496. A livello nazionale, nello stesso periodo, sono scomparsi quasi 118.000 negozi e 23.000 attività di commercio ambulante. A crescere sono solo le attività di alloggio e ristorazione, con +18.500 unità in Italia.
Secondo il rapporto, i centri storici resistono meglio, mentre i quartieri periferici e le aree fuori dai centri mostrano dati più critici. Nel settore dell’ospitalità, gli alberghi sono in calo (-200 in 12 anni), mentre aumentano nettamente le forme alternative di alloggio, passate a 629 (+279 solo nell’ultimo anno). I ristoranti mostrano una tendenza positiva (+781 dal 2012), con un forte incremento recente (+144 nel solo ultimo anno), soprattutto nei centri storici. Continua invece il calo dei bar: -911 unità dal 2012 (-20,6%).
Enrico Postacchini, presidente di Confcommercio Emilia-Romagna, lancia l’allarme: “La desertificazione commerciale rappresenta una minaccia per le nostre comunità e un rischio concreto di declino urbano. Servono politiche di riqualificazione per mantenere vivibilità, sicurezza e attrattività delle città”.