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Corte Ue: no al rinnovo automatico delle concessioni balneari

"Italia rispetti il diritto europeo con gare eque e trasparenti". "È arrivato il momento in cui il governo deve decidere di decidere aggiunge Andrea Gnassi, deputato ed ex sindaco di Rimini - non sono più ammessi rinvii".

20 apr 2023
Spiaggia di Rimini. Immagine di repertorioLe reazioni
Le reazioni

"Le concessioni di occupazione delle spiagge italiane non possono essere rinnovate automaticamente ma devono essere oggetto di una procedura di selezione imparziale e trasparente". Lo ha stabilito la Corte di giustizia Ue esprimendosi su una vertenza che coinvolge l'Autorità italiana garante della concorrenza e del mercato e il comune di Ginosa (Taranto). "I giudici nazionali e le autorità amministrative" italiane "sono tenuti ad applicare le norme pertinenti" del diritto europeo, "disapplicando le disposizioni nazionali non conformi", aggiunge la Corte.

“La Corte Ue ribadisce quello affermato da normative e sentenze precedenti”, afferma Mauro Vanni, presidente di Confartigianato imprese demaniali e presidente della Cooperativa Bagnini Rimini Sud. “Ci meraviglia che il Governo italiano non abbia ancora preso una decisione. Ci sono temi urgenti che la sentenza pone su tutti quello di aprire un tavolo tecnico e fare una normativa per mettere in ordine il settore. 30.000 imprese stanno lavorando senza certezza di futuro”.

“Il verdetto UE che abbiamo iniziato a studiare – sottolinea l'assessora al demanio del Comune di Rimini Roberta Frisoni – lascia spazio a poche interpretazioni: la definizione dei decreti attuativi per definire i bandi diventa una urgenza, da porre in cima all’agenda politica del Paese”.

"E' arrivato il momento in cui il governo deve decidere di decidere. Non sono ammessi più rinvii". Lo affermano i deputati democratici Piero De Luca e Andrea Gnassi dopo il pronunciamento della Corte di Giustizia Ue sul no a proroghe per le concessioni balneari. "Non è più possibile - proseguono gli esponenti democratici - tergiversare e continuare a lasciare nell'incertezza tutti gli operatori e i territori di un settore nevralgico per il nostro turismo e per la nostra economia, impedendo qualsiasi possibilità di programmazione e investimenti. Una situazione ormai insostenibile che mette in grave difficoltà Regioni e Comuni. È giunto il momento di definire una disciplina della materia organica, strutturale e compatibile con il diritto Ue".





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