"Nubi tempestose si addensano" sull'economia globale, sulla quale gravano rischi al ribasso. Il Fmi conferma la crescita del 2022 al +3,2% ma rivede al ribasso quella del 2023 al 2,7% (-0,2 punti rispetto alle stime di luglio). "Il peggio deve ancora venire e per molti il 2023 sarà avvertito come recessione", afferma il capo economista del Fondo monetario internazionale, Pierre-Olivier Gourinchas. Per quanto riguarda l'Italia, il Fmi rivede al rialzo la crescita: dopo il +6,6% del 2021, il Pil è atteso salire nel 2022 del 3,2%, cioè 0,2 punti in più rispetto alle stime di luglio (+0,9 punti su aprile).
Per il 2023 il Fondo taglia le sue previsioni di 0,9 punti percentuali (-1,9 punti su aprile), stimando una contrazione dell'economia italiana dello 0,2%. Nel 2022 l'Italia cresce comunque più della Germania (+1,5%) e della Francia (+2,5%). In Italia la ripresa dei servizi turistici e della produzione industriale nella prima metà del 2022 ha contribuito a previsioni di crescita del 3,2% che è attesa "rallentare fortemente" nel 2023.
In particolare per quanto riguarda l'Italia, il Fondo monetario, tramite il vice capo economista Petya Koeva Brooks, dice di attendere "che l'Italia entri in recessione tecnica nei trimestri a venire", prevalentemente a causa del forte contraccolpo dei rincari dell'energia e dell'alta inflazione sui redditi, "mentre i rischi" sulle prospettive economiche "sono al ribasso". A pesare sul 2023 economico dell'Italia, dunque, è soprattutto il caro energia. Aspetto, questo, che era stato sottolineato pochi giorni fa anche da Confindustria, che aveva stimato un 2023 "a crescita zero", sottolineando "uno scenario economico di stagnazione e inflazione" proprio per via di quello che era stato definito uno "shock energetico".