È allarme siccità nelle campagna, in particolare nei comprensori cerealicoli dalle terre di Romagna al Ferrarese. Per l’assenza di piogge e le temperature oltre la media stagionale – scrive Confagricoltura Emilia Romagna -, soffre soprattutto il grano tenero e duro su circa 220.000 ettari di superficie regionale coltivata, poi il mais seminato da poco, il pisello da industria e alcune colture da seme. Le barbabietole da zucchero, i nuovi impianti frutticoli e viticoli, addirittura gli ulivi di Brisighella hanno bisogno d’acqua.
Il presidente di Confagricoltura Emilia Romagna, Marcello Bonvicini, rivolge il suo appello alla Regione chiedendo di attivare subito un tavolo che coinvolga il mondo agricolo e l’ANBI regionale, per presidiare e monitorare congiuntamente il tema delle acque, l’irrigazione e la siccità, in stretto raccordo con l’Autorità del distretto idrografico del fiume Po. “Adesso è importante la preziosa opera della cabina di regia nel gestire al meglio la risorsa e mantenere costante la portata del fiume”, sottolinea.
Occorre dunque “sostenere gli agricoltori negli investimenti necessari e riprendere in mano non solo la questione del deflusso minimo vitale”, osserva il presidente Bonvicini. Oltre a “riaprire il confronto sulla costruzione di grandi invasi in grado di garantire la captazione dell’acqua per poi renderla disponibile nei momenti critici”. “Questa tragedia – conclude - ci ha ricordato l’importanza dell’autosufficienza alimentare”. Si deve produrre più grano per essere più indipendenti ma “non possiamo più coltivarlo senza una garanzia di approvvigionamento della risorsa idrica”.