In Emilia-Romagna occorre il triplo dei lavoratori stranieri stagionali per l'agricoltura e per il turismo rispetto a quelli assegnati dal decreto flussi dal Governo. È la richiesta avanzata, in una missiva indirizzata a diversi ministri, dal Patto per il lavoro e per il clima, promosso dalla Regione Emilia-Romagna e costituito da oltre 60 realtà rappresentative del sistema. Il decreto flussi assegna all'Emilia-Romagna 2.095 persone. Secondo la stima delle organizzazioni datoriali, la quota soddisfa circa un quinto del fabbisogno di agricoltura e turismo: potrebbe essere difficile trovare i lavoratori necessari con la stagione alle porte.
In una regione in cui il tasso di disoccupazione è pari al 5%, tanto da considerarsi fisiologico, - si legge in una nota – le persone assegnate sono largamente insufficienti, mettendo in difficoltà tanti altri settori. Il Tavolo esprime “preoccupazione anche in merito al rischio che aumenti in modo sensibile lo sfruttamento di persone costrette a vivere in clandestinità e, con esso, la pratica del lavoro nero e del caporalato, a scapito del lavoro regolare”.
La Regione e i firmatari del Patto per il Lavoro e per il Clima esprimono “la piena disponibilità ad avviare un confronto con il Governo utile ad affrontare tali problematiche, attuando politiche per sostenere la qualità del lavoro in particolare nei settori caratterizzati da forte stagionalità, individuando una soluzione strutturale agli ingressi che permetta una crescita sostenibile del sistema produttivo regionale e nazionale, promuovendo occupazione di qualità e rispetto della legalità”.