C'era una volta una certa politica che controllava una certa giustizia. I magistrati facevano rapide e consistenti carriere, se alle spalle avevano una qualche copertura della politica, ovviamente quella che contava. Altrimenti niente da fare, tranne rare e dovute eccezioni. Poi la politica italiana è finita nella bufera di Tangentopoli, finendo per consegnarsi armi e bagagli a certa magistratura che da quel momento ha capovolto i ruoli, diventando lei stessa regista di politica e politici. Anzi, in casi estremi e non certo felici, lanciandosi direttamente nel mucchio selvaggio, come nelle risse al saloon degli spaghetti-western. Storia ben nota. Unica novità, che le fazioni di magistrati "potenti" o presunti tali non facevano/fanno più riferimento a ideologie politiche, ma a "famiglie" e "amicizie" giudiziarie il cui tasso di rissosità è aumentato esponenzialmente, persino con conclamate manie di grandezza. Non a caso una famosa avvocato (nonché ministro) ha proposto non molto tempo fa - e non provocatoriamente - di sottoporre i magistrati, così come avviene per altre categorie professionali, a ciclici test psichiatrici.
Le cronache sono peraltro piene di casi che attestano la ragionevolezza della proposta. I magistrati diventano di fatto improcessabili perché alla colossale balla della legge uguale per tutti non credono più neppure i bambini. Processare infatti un magistrato, anche quando si tratta di un caso evidente e palese, è praticamente impossibile. Molto spesso non si presentano alle convocazioni, costringono gli avvocati che li difendono a veri e propri salti mortali della ragione e del diritto e poi, se dovesse andare proprio malissimo, la buttano in prescrizione e amen. Ogni tanto però esplode il tombino, con quel che sempre ne consegue quando esplodono imprevidibilmente i tombini, come nel caso che ha coinvolto il Csm italiano in questi giorni.
Proprio su questo contesto, è intervenuto questa settimana come un macigno, il Presidente Mattarella cui non è assolutamente facile far perdere la pazienza, da buon professore e da buon siciliano oltre che da democristiano doc. Vale la pena citarlo direttamente. Mattarella ha detto infatti che sono emerse "gravi e vaste distorsioni" nelle decisioni del Csm oggetto dell'inchiesta di Perugia. Ha aggiunto: "La documentazione raccolta dalla Procura della Repubblica di Perugia - la cui rilevanza va valutata nelle sedi proprie previste dalla legge - sembra presentare l'immagine di una magistratura china su se stessa, preoccupata di costruire consensi a uso interno, finalizzati all'attribuzione di incarichi. Questo fenomeno - continua Mattarella - si era disvelato nel momento in cui il Csm è stato chiamato, un anno addietro, ad affrontare quanto già allora emerso. Quel che è apparso ulteriormente fornisce la percezione della vastità del fenomeno allora denunziato; e fa intravedere un'ampia diffusione della grave distorsione sviluppatasi intorno ai criteri e alle decisioni di vari adempimenti nel governo autonomo della magistratura. Sono certo che queste logiche non appartengono alla magistratura nel suo insieme, che rappresenta un ordine impegnato nella quotidiana elaborazione della risposta di giustizia rispetto a una domanda che diventa sempre più pressante e complessa".
Il Presidente Mattarella ha inoltre usato un termine molto pesante in qualsiasi ambito, ma che fra i magistrati diventa agghiacciante per il loro ruolo sociale. Ha i fatti denunciato "la modestia etica" emersa dalle carte dell'inchiesta sul Csm. Unico conforto che, come ovunque, anche fra i magistrati ci sono persone oneste, professionisti corretti, donne e uomini liberi che non usano il loro ruolo per tutelare se stessi e i propri accoliti. Grazie a questi magistrati coraggiosi è venuta a galla una verità che tutti intuivano ma che nessuno voleva o poteva provare. Ci vuole coraggio per combattere la grande criminalità ma ce ne vuole altrettanto per ripulire tribunali inquinati.
cr