L'omicidio di Marcello Bruzzese, fratello del collaboratore di giustizia Biagio Girolamo è l'ennesimo campanello d'allarme che gli uomini di comando della 'ndrangheta fanno partire gli ordini di uccidere dalle carceri. Questa la denuncia di Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato della Polizia Penitenziaria, che lega l'agguato ‘ndranghetista a Pesaro con i recenti arresti di esponenti di spicco di alcune famiglie crotonesi. Queste, per dare ancora segno della loro forza anche da dietro le sbarre, impartiscono ordini agli uomini in libertà.
Queste operazioni di reclutamento di nuova manodopera criminale ad opera di capi clan, sono già state segnalate dalla Polizia Penitenziaria. Ne è testimonianza il ritrovamento, solo nello scorso anno, di 337 sim card negli istituti italiani, che corrispondo a quasi due ogni carcere.
Dunque il problema non è solo la gravissima “falla” nominata anche ieri dal vicepremier Salvini che si è verificata nel sistema di protezione del collaboratore di giustizia, secondo il Sindacato, ma è da andare a ricercarsi nella sorveglianza delle celle persino degli istituti di massima pena.
Le cosche vanno contrastate anche nelle carceri, secondo la Polizia Penitenziaria che infine si riferisce ai Ministri Bonafede e Salvini: “si occupano – sostiene Di Giacomo - solo di tenere il conto degli arresti sino ad annunciare, irresponsabilmente, come fa Salvini, che la mafia tra qualche mese sarà distrutta.”
Ed è così arriva la richiesta di mettere il personale della Polizia Penitenziaria nella condizione di fare il proprio lavoro in piena sicurezza dotandolo di strumenti adeguati.
Intanto il pentito Girolamo Bruzzese chiede di rimanere in Città e di incontrare il sindaco Matteo Ricci, che rifiuta, informando immediatamente Procura e comitato per l'ordine e la sicurezza.
La richiesta di non essere trasferita pare sia arrivata anche dalla vedova di Marcello Bruzzese, ma la decisione, come aveva spiegato ieri il vicepremier Salvini, spetta al Viminale.
Silvia Sacchi
Queste operazioni di reclutamento di nuova manodopera criminale ad opera di capi clan, sono già state segnalate dalla Polizia Penitenziaria. Ne è testimonianza il ritrovamento, solo nello scorso anno, di 337 sim card negli istituti italiani, che corrispondo a quasi due ogni carcere.
Dunque il problema non è solo la gravissima “falla” nominata anche ieri dal vicepremier Salvini che si è verificata nel sistema di protezione del collaboratore di giustizia, secondo il Sindacato, ma è da andare a ricercarsi nella sorveglianza delle celle persino degli istituti di massima pena.
Le cosche vanno contrastate anche nelle carceri, secondo la Polizia Penitenziaria che infine si riferisce ai Ministri Bonafede e Salvini: “si occupano – sostiene Di Giacomo - solo di tenere il conto degli arresti sino ad annunciare, irresponsabilmente, come fa Salvini, che la mafia tra qualche mese sarà distrutta.”
Ed è così arriva la richiesta di mettere il personale della Polizia Penitenziaria nella condizione di fare il proprio lavoro in piena sicurezza dotandolo di strumenti adeguati.
Intanto il pentito Girolamo Bruzzese chiede di rimanere in Città e di incontrare il sindaco Matteo Ricci, che rifiuta, informando immediatamente Procura e comitato per l'ordine e la sicurezza.
La richiesta di non essere trasferita pare sia arrivata anche dalla vedova di Marcello Bruzzese, ma la decisione, come aveva spiegato ieri il vicepremier Salvini, spetta al Viminale.
Silvia Sacchi
Riproduzione riservata ©