Lo scorso weekend la Capitaneria di Porto di Rimini ha pubblicato sul proprio sito l'istanza demaniale per la realizzazione di un parco eolico offshore al largo della costa romagnola, antistante i Comuni di Rimini, Riccione, Misano Adriatico e Cattolica. Un progetto – proposto dalla società Energia Wind 2020 - molto ambizioso, e di chiaro impatto, sia economico che ambientale, costituito da 59 aerogeneratori che partono a circa 10 chilometri dalla costa e arrivano fino a 22 chilometri. La capacità complessiva sarà di 330 MVA (mega voltampere ora), installati su monopiloni cilindrici di 4,8 metri di diametro, infissi per 35 metri al di sotto del fondale.
E come immaginabile, sono subito arrivate le prime reazioni. Il presidente della provincia di Rimini, Riziero Santi, ha voluto fare luce sulla procedura, partendo dall'installazione di due anemometri analogici sulle piattaforme. I dati, scrive, sono stati misurati dal Dipartimento di Ingegneria e fisica dell'Università di Bologna. A dicembre, “come Provincia abbiamo patrocinato un convegno in cui Energia 2020 ha illustrato il proprio progetto alla presenza della Regione e del Comune di Rimini, oltre che di vari esperti e associazioni”. Tutti gli interessati, aventi parte in causa, in primis coloro che vengono interferiti dalla richiesta di concessione dello spazio marittimo interessato, potranno presentare osservazioni. Si passerà poi ai pareri in sede di Conferenza di servizi. Molto importante, quasi decisiva, la cosiddetta VIA, ossia la valutazione d'impatto ambientale, in cui tutte le questioni relative all'ambiente e all'impatto paesaggistico verranno attentamente valutate, dal Ministero dell'Ambiente, insieme agli enti locali, alla regione e a tutti i soggetti portatori di interessi. “Se non vogliamo rimanere legati per sempre al petrolio – commenta Santi -, qualcosa di nuovo e di innovativo dobbiamo pensarlo e realizzarlo, nelle forme e nei modi che più verranno ritenuti corretti, ma non possiamo stare fermi”.
Oggi, sulle pagine del Corriere Romagna, l'opinione dell'ex eurodeputato, nonché divulgatore scientifico, Marco Affronte che, al termine di un articolato intervento, scrive di essere disposto al compromesso per evitare le conseguenze drammatiche, e sempre più visibili dei cambiamenti climatici: “Mi sono occupato di mare per tutta la mia vita professionale. Il mio rapporto con lui va oltre le parole che posso usare per spiegarlo. Ma sono disposto a vederlo 'segnato', perché non c'è più tempo, e ogni passo per liberarsi dei combustibili fossili, è urgente e necessario”. “Non è più tempo – scrive nel commento – dei no a prescindere e del 'non tocchiamo nulla”.
Un 'no' secco e perentorio lo esprime invece Italia Nostra: “Non ci sono denari o compensazioni sufficienti per compensare una seppur minima parte del danno che una simile mostruosità causerà a tutta la nostra riviera e alla vita di tutti noi”. L'associazione ambientalista parla senza mezzi termini di “una mostruosità, uno scempio a cui neanche l’immaginazione può dare una risposta capace d’avvicinarsi alla realtà del progetto”. “Il paesaggio e la bellezza – continua - non sono un bene alienabile, ma un patrimonio dell’umanità, difeso e tutelato, per nostra fortuna, dalle leggi sin dall’art.9 del proprio atto costitutivo”. Promette dunque battaglia in tutte le sedi. “Ma chiediamo – conclude la nota – fin da ora che le istituzioni – tutte le istituzioni, dai comuni, alle province – non lascino soli i propri cittadini e il proprio tessuto democratico e sociale in questa battaglia, che è prima di tutto di civiltà oltre che di propria sopravvivenza, ben consci degli interessi economici, mostruosi e celati, che dietro a questi tentativi, a Rimini come in tante altre zone della nostra bella e straordinaria Italia, si celano.”