La sentenza di condanna è di ieri ma i fatti risalgono ad oltre 10 anni fa quando una ragazza di Pesaro, all'epoca 16enne, veniva palpeggiata e baciata dal padre di un'amica all’interno della casa di famiglia dell’uomo, 45enne, dove la giovane andava a trovare la sua amica per fare i compiti della scuola. La giovane inizialmente si era confidata solo con una cugina; solo in un secondo tempo anche coi genitori che però, visto il momento di fragilità, hanno preferito non denunciare subito l'accaduto, dando priorità ad un percorso psicologico. La decisione di sporgere denuncia è arrivata nel 2020, quando sono riaffiorati ricordi dolorosi che all'epoca la giovane affidava solo al proprio diario. Le cui pagine hanno contribuito alla decisione del giudice.
La requisitoria è stata incentrata sul fatto che un maggiorenne, e a maggior ragione un genitore, "dovrebbe tutelare a priori i minorenni mentre in questo caso ne ha approfittato ripetutamente". Nell’arringa, la difesa aveva sostenuto che non si era trattata di violenza ma di atto sessuale con minore per averle dato un solo bacio, questo ammesso anche dall’imputato, "ma perché provocato". Di tutt'altro avviso l'accusa che ha raccontato di come l’uomo avesse cercato ripetutamente e in svariati modi di irretire la ragazza.
Il pm, ricostruisce il Resto del Carlino, aveva chiesto tre anni e mezzo di carcere, il tribunale ha condannato l’imputato a due, stabilendo 15mila euro di risarcimento danni in favore della ragazza e 10mila euro in favore dei genitori.