Una organizzazione transnazionale, composta per lo più da guineiani ed ivoriani, avrebbe gestito un vasto racket di migranti provenienti dall'area subsahariana, che attraverso l'Italia volevano raggiungere altri Paesi dell'Unione europea, principalmente la Francia. Il traffico di esseri umani è stato sgominato grazie ad un'operazione - denominata 'Landayà (fiducia in lingua mandingo) - della Polizia di Catania che ha coinvolto le Questure di Asti, Cuneo, Genova, La Spezia, Pavia, Rimini, Savona e Torino e che ha portato al fermo, su delega della Direzione distrettuale antimafia etnea, di 17 extracomunitari accusati di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.
I provvedimenti di fermo erano in totale 25, ma otto degli indagati si trovano all'estero e un provvedimento non è stato convalidato. Una persona è stata rintracciata nel territorio riminese. Tra i fermati, tutti regolari, rintracciati in diverse località italiane, anche un mediatore culturale. Agli indagati viene contestata in particolare la transnazionalità del reato, aspetto sul quale si è soffermato il direttore centrale anticrimine della polizia Francesco Messina nel corso di una conferenza stampa a Catania. "Si parla spesso di coinvolgere l'Europa - ha detto Messina - ma anche nelle investigazioni abbiamo la necessità per un'azione più efficace, di lavorare in squadra e per lavorare in squadra bisogna tenere conto delle legislazioni dei Paesi esteri. Ecco la difficoltà complessa di affrontare il fenomeno dell'immigrazione clandestina dal punto di vista penale, che non è cosa da poco".
Le indagini, durate due anni, hanno preso avvio dalla vicenda di una minorenne straniera non accompagnata che è riuscita a raggiungere la Francia dopo essere approdata nel porto di Augusta, in provincia di Siracusa il 25 gennaio del 2021. I migranti venivano 'agganciati' sia nei loro Paesi d'origine, sia nei centri di detenzione in Libia, sia nei centri di accoglienza italiani. I componenti dell'organizzazione si occupavano di acquistare la fiducia dei migranti (da qui il nome dell'operazione) e chiedevano oltre 1.000 euro per assicurare un pacchetto completo fino al luogo di destinazione. Gli investigatori hanno anche accertato alcuni casi di abusi sessuali.