Sono ore drammatiche a Kabul, dove continuano ad affluire migliaia di sfollati. Tutto ciò con i talebani praticamente ormai alle porte, dopo aver conquistato le ultime roccaforti quasi senza combattere, con diversi governatori di provincia datisi alla fuga. Nella notte il personale dell'ambasciata statunitense avrebbe distrutto documenti riservati, computer e attrezzature classificate. 8.000 i soldati dispiegati da Washington per consentire le operazioni di evacuazione; da considerarsi imminenti, per tutte le rappresentanze diplomatiche occidentali. Ci si domanda, a questo punto, se le forze governative tenteranno un'ultima disperata difesa.
E' in questa chiave, probabilmente, che va letta l'ultima mossa di Ismail Khan: signore della guerra, che aveva combattuto prima i sovietici e poi i talebani. E' passato infine dalla parte di questi ultimi, dopo essere stato sconfitto nei giorni scorsi ad Herat. Nelle ultime ore si sarebbe recato a Kabul, per recare al Presidente dell'Afghanistan un messaggio degli insorti: una proposta di resa, forse, o un ultimatum. Ashraf Ghani, dal canto suo, ha pubblicamente dichiarato come siano in corso “consultazioni rapide” per porre fine alla guerra; aggiungendo poi come la “rimobilitazione” delle forze armate afghane sia una “priorità assoluta”.
E mentre i più prevedono, a breve, una vittoria totale dell'insorgenza, ed una nuova – inquietante - “pax talebana”; c'è chi – come il Ministro della Difesa britannico – si dice convinto che l'Afghanistan stia “andando verso una guerra civile”, e questo alla luce della particolare struttura clanica del Paese. A dimostrazione di ciò l'accanita resistenza, nel nord – specie a Mazar-i Sharif –, delle forze del signore della guerra uzbeko, e vice presidente della Repubblica, Dostum. Ma rese dei conti – secondo alcuni analisti - potrebbero avvenire anche tra le diverse fazioni in cui sono divisi i talebani.