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Decisiva per Kiev la tenuta del fronte interno, dopo gli strike russi sulle infrastrutture critiche

I Paesi UE non riescono intanto a trovare una sintesi sul price cap. Tutto rinviato al 13 dicembre

24 nov 2022

Ad essere in prima linea è ormai l'intero popolo ucraino, dopo gli strike di ieri; che avevano lasciato al buio, senza acqua e riscaldamento vaste aree del Paese. E allora è metaforicamente una trincea ogni casa, ogni palazzo, rimasto senza forniture essenziali; con il freddo che comincia a mordere. Resta da vedere se il patriottismo, mostrato fino ad ora dai civili, riuscirà ad essere più forte della prova più spaventosa: quella dell'inverno. Perché è proprio sul collasso del fronte interno che ha scommesso il generale Surovikin, quando ha dato il via alla campagna strategica di demolizione delle infrastrutture critiche. Ne è pienamente consapevole Zelensky, capace fino ad ora – con la sua formidabile abilità comunicativa –, di galvanizzare l'opinione pubblica. I russi – ha scritto - “cercano di provocare blackout”, ma sono “già da tempo immersi in un'oscurità impenetrabile”. Parole pensate per infiammare i cuori, in un momento chiave del conflitto. Nel Donbass le forze di Mosca – in seguito all'arrivo di decine di migliaia di riservisti – pare stiano tentando di riprendere l'iniziativa, pur avendo di fronte aree pesantemente fortificate. Combattimenti selvaggi sulla linea Bakhmut-Soledar, e a sud-ovest di Donetsk.

Al contempo rumors di una possibile grande offensiva ucraina nella oblast di Zaporizhzhia. La logistica militare di Kiev potrebbe avere tuttavia risentito dei ciclici attacchi con droni e missili cruise sulle reti energetiche e i centri comando. Una guerra ogni giorno più crudele e senza compromessi, dove non riescono al momento a trovare spazio ipotesi di dialogo. Le Istituzioni UE ribadiscono la propria ferma posizione per una sconfitta sul campo della Russia. “Non ci fermeremo finché l'Ucraina non avrà prevalso sull'illegale e barbara guerra di Putin”, ha tuonato ancora von der Leyen. Ma sul dossier energia sembra si vada ormai in ordine sparso; anche perché il Cremlino ha già annunciato lo stop alle forniture di gas e petrolio a chi aderirà al price cap. Che continua a dividere i Paesi UE. Nessuna intesa, oggi, al Consiglio Energia, sulla proposta della Commissione. Tutto rinviato al 13 dicembre. Mosca denuncia infine un tentato “atto terroristico di sabotaggio”, nella regione di Volgograd, contro una pipeline che alimenta il flusso di gas verso la Turchia e l'Europa; e punta il dito contro i servizi speciali di Kiev. Alcuni cittadini russi coinvolti nel piano sarebbero stati arrestati.





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