L'annuncio è arrivato dal Dubai Statistics Center in un momento delicato per il Paese: la recessione che sta vivendo la regione, a causa soprattutto dell'instabilità politica del Medio Oriente, sta in parte cambiando anche la tipologia della popolazione di Dubai.
In un Paese dove non c'è lo ius soli e dove solo l'11,4% della popolazione è emiratina, Dubai è una città che vive e cresce grazie agli stranieri. E se gli abitanti sono comunque in continuo aumento, con un ritmo di crescita di oltre il 5% dal 2015 ad oggi e con l'obiettivo di arrivare a 5 milioni entro il 2027, la città sta sicuramente cambiando la sua demografia.
Per alcuni si tratta di recessione e crisi, per altri del naturale sviluppo di un mercato emergente oramai maturo, ma se dieci anni fa la società si divideva sostanzialmente in manodopera non qualificata proveniente dal sud est asiatico (la maggior parte, ancora oggi, della popolazione degli Emirati con India e Pakistan in cima alla classifica, rispettivamente 2,6 e 1,2 milioni di persone), una ceto medio-alto di cittadini proveniente dall'Occidente e dagli altri Paesi arabi e l'“aristocrazia” degli emiratini, ora sta nascendo una vasta lower middle-class, un ceto medio-basso, più trasversale, fatta di cittadini di diverse nazionalità che, con stipendi più bassi e meno benefit da parte delle aziende, cominciano ad occupare anche i ruoli degli occidentali.
Una fascia di popolazione di giovani e giovanissimi: la maggior parte degli abitanti di Dubai, sempre secondo i numeri del 2018, ha infatti un’età compresa tra i 20 e i 44 anni (il 66,45%,) e tra questi il 34,6% ha tra i 25 e i 34 anni.
Una recente inchiesta pubblicata da Gulf News ha addirittura evidenziato come solo l'8% della popolazione di Dubai guadagni più di 5000 aed al mese, circa 1200 euro, e come il 30% ne guadagni appena 1000, 230 euro: in questa categoria rientrano i lavori più sottopagati negli Emirati, ovvero gli operai, in prevalenza edili, e le domestiche. Numeri che hanno stupito e che non sono stati confermati da nessun dato ufficiale, ma che hanno evidenziato come ora, più che mai, Dubai è ben lontana dall'essere l'Eldorado del Middle East, come ancora troppo spesso viene dipinta dai media occidentali.
Elisabetta Norzi
In un Paese dove non c'è lo ius soli e dove solo l'11,4% della popolazione è emiratina, Dubai è una città che vive e cresce grazie agli stranieri. E se gli abitanti sono comunque in continuo aumento, con un ritmo di crescita di oltre il 5% dal 2015 ad oggi e con l'obiettivo di arrivare a 5 milioni entro il 2027, la città sta sicuramente cambiando la sua demografia.
Per alcuni si tratta di recessione e crisi, per altri del naturale sviluppo di un mercato emergente oramai maturo, ma se dieci anni fa la società si divideva sostanzialmente in manodopera non qualificata proveniente dal sud est asiatico (la maggior parte, ancora oggi, della popolazione degli Emirati con India e Pakistan in cima alla classifica, rispettivamente 2,6 e 1,2 milioni di persone), una ceto medio-alto di cittadini proveniente dall'Occidente e dagli altri Paesi arabi e l'“aristocrazia” degli emiratini, ora sta nascendo una vasta lower middle-class, un ceto medio-basso, più trasversale, fatta di cittadini di diverse nazionalità che, con stipendi più bassi e meno benefit da parte delle aziende, cominciano ad occupare anche i ruoli degli occidentali.
Una fascia di popolazione di giovani e giovanissimi: la maggior parte degli abitanti di Dubai, sempre secondo i numeri del 2018, ha infatti un’età compresa tra i 20 e i 44 anni (il 66,45%,) e tra questi il 34,6% ha tra i 25 e i 34 anni.
Una recente inchiesta pubblicata da Gulf News ha addirittura evidenziato come solo l'8% della popolazione di Dubai guadagni più di 5000 aed al mese, circa 1200 euro, e come il 30% ne guadagni appena 1000, 230 euro: in questa categoria rientrano i lavori più sottopagati negli Emirati, ovvero gli operai, in prevalenza edili, e le domestiche. Numeri che hanno stupito e che non sono stati confermati da nessun dato ufficiale, ma che hanno evidenziato come ora, più che mai, Dubai è ben lontana dall'essere l'Eldorado del Middle East, come ancora troppo spesso viene dipinta dai media occidentali.
Elisabetta Norzi
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