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Emirati Arabi: attesa per la conferenza di Manama

23 giu 2019
Il servizio della corrispondente da Dubai, Elisabetta Norzi
Il servizio della corrispondente da Dubai, Elisabetta Norzi

“Nubi sulla conferenza in Bahrein”. Titolano così i quotidiani emiratini, in attesa del vertice di Manama “Peace to Prosperity”, in programma il 25 e 26 giugno, organizzato dal genero di Trump, Jared Kushner per incoraggiare gli investimenti nei territori palestinesi come prima parte del tanto atteso "piano del secolo” annunciato dal presidente americano per porre fine al conflitto israelo-palestinese. I dubbi sollevati qui riguardano diversi temi: primo tra tutti chi parteciperà realmente all'incontro. Sicura la presenza di alti funzionari di Arabia Saudita, Emirati Arabi e Bahrain, i quali hanno comunque tenuto a precisare che la partecipazione non equivale all'accettazione dei piani di Washington. Presente anche il Qatar il cui Ministro degli Esteri ha dichiarato che la parte economica del piano di Kushner sembra"meravigliosa", ma che nessuna soluzione può essere imposta ai palestinesi. Oltre agli inviati del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale, ci saranno anche il vice coordinatore speciale per il processo di pace in Medio Oriente per le Nazioni Unite, Jamie McGoldrick, l'Egitto e la Giordania, presenze obbligate, queste ultime due, dal momento che i Paesi sono stati storicamente protagonisti degli sforzi di pace in Israele. Le autorità palestinesi hanno invece annunciato fin dall’inizio che avrebbero boicottato la conferenza di Manama, anche se probabilmente siederanno al tavolo alcuni industriali, mentre a quelle israeliane è stato chiesto di non partecipare. Insomma, sottolineano i media emiratini, alla conferenza non saranno presenti le parti in conflitto: si discuterà del loro futuro, senza di loro. Il secondo grande dubbio riguarda invece il tema stesso della conferenza e la fattibilità dell'interno piano di pace in Medio Oriente. Lo scopo di raccogliere dai Paesi del Golfo oltre 60 miliardi di dollari per aiutare a far ripartire l'economia palestinese, fa storcere il naso anche all'opinione pubblica delle petromonarchie, contraria ad una "pace economica" senza quella politica - la sovranità palestinese deve essere affrontata sin dall'inizio, ripetono editoriali e commenti - e ostile a legami ufficiali tra gli stati arabi e Israele. L'attesa per l'incontro, nonostante i dubbi, è comunque forte anche perché, come dichiarato dall'Autorità monetaria palestinese, dopo i bruschi tagli degli aiuti statunitensi in questo ultimo anno, le finanze palestinesi sono sull'orlo del collasso.

Da Dubai,
Elisabetta Norzi


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