Un miraggio l'ipotesi di zone sicure a Gaza; nella notte nuovi bombardamenti. Riportate vittime civili a Zawaida – nel centro della Striscia -; così come nel nord. Mentre su Rafah continua ad aleggiare lo spettro di un'operazione di terra su larga scala; seppure vi siano indiscrezioni di un possibile ripensamento, sulla scia delle pressioni di Washington. Ad oggi si parla comunque di un bilancio di oltre 35.600 morti, nell'exclave; ormai al collasso, sul fronte umanitario. Da qui un progressivo isolamento internazionale per lo Stato Ebraico. L'impressione è che il blocco occidentale proceda ormai in ordine sparso. Parigi non si è accodata alle critiche di Stati Uniti, Germania, Regno Unito ed Italia – riguardo la richiesta di un mandato d'arresto per crimini di guerra a carico di Netanyahu -; e ha espresso piuttosto sostegno alla Corte penale internazionale. Da registrare oggi anche le prese di posizione di Spagna, Norvegia ed Irlanda, i cui premier hanno annunciato il riconoscimento ufficiale dello Stato palestinese dal 28 maggio. Per tutta risposta Israele ha richiamato gli ambasciatori. Mentre dall'altra parte esulta Hamas; che ha definito questi riconoscimenti il “risultato diretto” della “coraggiosa resistenza” palestinese. Così ha dichiarato un membro senior dell'ufficio politico. Il cui capo – Ismail Haniyeh – era invece questa mattina a Teheran, per la cerimonia d'addio al defunto Presidente Raisi. Al corteo funebre, nella Capitale, decine di migliaia di persone. In precedenza era stato lo stesso Khamenei a guidare la preghiera. Incidente aereo – quello di domenica – che ha terremotato il quadro politico iraniano, avendo perso la vita, fra gli altri, anche il Ministro degli Esteri. A breve nuove elezioni; che peraltro difficilmente, secondo vari analisti, incideranno sulla traiettoria geopolitica del Paese.