Anche se vuole puntare molto sul nuovo corso e sul dialogo, assicurando un approccio più collaborativo con Washington, il ministro degli Esteri israeliano Lapid ha detto chiaramente ieri al Segretario di Stato americano Blinken, a margine della Conferenza della Coalizione anti-Isis a Roma, che “Israele ha serie riserve sull'accordo nucleare con l’Iran”. Anche il Presidente israeliano Rivlin sta per incontrare il suo omologo Biden per discutere proprio delle sfide in Medio Oriente. L'Iran ha affermato che il monitoraggio dei suoi siti nucleari da parte dell'Agenzia per l’Energia Atomica è terminato e che non saranno più fornite informazioni. Il Ministero degli Esteri israeliano ha dichiarato che “il regime iraniano mostra ancora una volta le sue intenzioni, impedendo il controllo del suo programma atomico”.
E, come Netanyahu, anche Bennett e Lapid si oppongono alla decisione del Presidente Biden di voler rientrare nell'accordo sul nucleare iraniano, che significherebbe la fine delle sanzioni sulla vendita del petrolio e finanziamenti miliardari alle attività destabilizzatrici di Teheran. Ma Biden non sta solo rientrando nell'accordo nucleare, intende anche tirare fuori gli Stati Uniti dall'intera regione, quindi Israele dovrà agire a breve, prima che l’influenza iraniana invada tutta l’area. Nel suo primo comizio post elettorale qualche giorno fa, l’ex Presidente americano Trump ha lanciato un messaggio al suo Paese e a Israele: “È probabile che scoppi una grande guerra a causa dell'accordo nucleare con l'Iran”. D’altronde, come ha affermato anche il premier israeliano Bennett: “Continueremo a consultarci con i nostri alleati cercando di convincerli e condividendo informazioni. Ma, alla fine, la responsabilità del nostro destino è nelle nostre mani”.
Massimo Caviglia