Una risposta ci sarà, pochi dubbi su questo. Tetragono Netanyahu riguardo la necessità di infliggere un duro colpo all'Iran dopo il raid missilistico del I ottobre. Solo speculazioni, però, su tempi e modi della rappresaglia; secondo i media potrebbe investire strutture militari della Repubblica Islamica. Oggi un colloquio telefonico fra il Premier israeliano e Biden. Che i due si sentissero, dopo 49 giorni di gelo, era in fondo inevitabile; essendovi un rischio concreto di una guerra totale con Teheran. Proprio lo scenario che la Casa Bianca aveva sin da subito cercato di evitare; visti anche gli altri fronti aperti e i possibili riflessi sulla partita elettorale interna. Alla conversazione si sarebbe unita anche Kamala Harris. L'impressione tuttavia è che la voce di Washington sia appena percettibile, in questa fase, nello Stato Ebraico; la cui leadership pare piuttosto determinata ad affrontare una volta per tutte quelle che percepisce come minacce esistenziali.
Ovvero l'Iran e i suoi proxy, a partire da Hezbollah; che anche oggi ha lanciato salve di razzi sull'Alta Galilea. Due civili hanno perso la vita. Ormai in piena escalation questo fronte; con un allargamento progressivo della manovra di Tsahal nel Libano meridionale. Nuovi avvisi alla popolazione locale; nel giorno in cui si segnala uno strike, a nord di Sidone, su un edificio che pare ospitasse sfollati. Tutto ciò mentre proseguono gli attacchi alle milizie del “Partito di Dio”. Entrambi i belligeranti rivendicano successi nei combattimenti ravvicinati. Da registrare come nei giorni scorsi il portavoce di Unifil avesse denunciato la presenza di contingenti delle IDF nei pressi di una base delle forze di pace.
Spinose le implicazioni diplomatiche di una simile mossa; peraltro in un contesto regionale in ebollizione. Erdogan ha definito Israele “organizzazione terroristica sionista”, citando la situazione di Gaza. Dove il bilancio delle vittime, secondo fonti di Hamas, ha superato quota 42.000. Oltre ai quotidiani raid aerei il deja vu delle operazioni di terra israeliane nel nord della Striscia. Parrebbe ancora operativa, però, la fazione islamista. Secondo il Wall Street Journal Yahya Sinwar avrebbe ordinato la ripresa di azioni suicide in Israele. Oggi, per la cronaca, un attacco terroristico ad Hadera; un arabo-israeliano ha ferito a coltellate 6 persone, prima di essere “neutralizzato”.