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Mosca: confermato l'arresto per spionaggio del reporter del WSJ. Primo caso dai tempi della Guerra Fredda

Evan Gershkovich rischierebbe fino a 20 anni di carcere. Il quotidiano smentisce con veemenza le accuse e invoca un immediato rilascio. "Inaccettabile - sottolinea la Casa Bianca - che il Governo russo prenda di mira cittadini americani"

30 mar 2023
Mosca: confermato l'arresto per spionaggio del reporter del WSJ. Primo caso dai tempi della Guerra Fredda

Un nuovo caso diplomatico, peraltro in un quadro di rapporti ai minimi termini tra Mosca e Washington. Indicativo il fatto che il portavoce del Cremlino abbia auspicato non vengano compiuti atti di rappresaglia dagli Stati Uniti. Tutti i cittadini americani che si trovano in Russia devono lasciare immediatamente il Paese, ha fatto sapere dal canto suo la Casa Bianca. Sta insomma facendo rumore la vicenda di Evan Gershkovich: a quanto pare il primo giornalista americano arrestato in Russia per spionaggio dai tempi della Guerra Fredda. Reporter del Wall Street Journal; sarebbe stato prelevato da un ristorante di Ekaterinburg, e condotto nella Capitale. Rischierebbe fino a 20 anni di carcere. I vertici del quotidiano smentiscono “con veemenza” le accuse. Stando a fonti di stampa si era recato in precedenza in una città dove si producono carri armati; potrebbe essere stato questo a destare sospetti. Sempre che non si tratti di un mero pretesto, per esercitare pressioni sul principale alleato di Kiev in una fase potenzialmente decisiva del conflitto. Con ripetuti annunci ucraini di una controffensiva in forze entro l'estate. Si insiste sulla copertura aerea. Da qui nuove richieste di caccia F-16. Per Kuleba è tempo però di rompere gli indugi: “la Russia usa la minaccia nucleare come un ricatto – ha tuonato -, non bisogna consentirle di farlo”. Vi è poi il rischio di un incidente catastrofico, vista la vulnerabilità della grande centrale di Energodar. Sotto controllo russo dalle prime fasi del conflitto; ma praticamente sulla linea del fuoco. Mesta la constatazione del capo della AIEA: l'impianto di Zaporizhzhia – ha detto Grossi - “non può essere protetto”. In una simile situazione sarebbe fondamentale riavviare il dialogo; quantomeno su simili dossier. Nonostante la fulminea bocciatura da parte della Casa Bianca, il piano di de-escalation cinese pare in un qualche modo ancora sul tavolo; anche alla luce delle recenti aperture dei vertici UE, seppur timide, e tra non pochi distinguo. Pechino – ha sottolineato oggi von der Leyen - “ha la responsabilità di svolgere un ruolo costruttivo nel promuovere una pace giusta”. Kiev fa sapere dal canto suo come Xi Jinping stia “valutando attentamente” l'invito di Zelensky. Ma nelle pianure del Donbass non vi è traccia di questi movimenti diplomatici. Duri scontri nei pressi del saliente ucraino di Avdiivka, con ripetuti tentativi di accerchiamento da parte delle forze russe. Poco più a nord, tra le rovine di Bakhmut, si combatte giorno e notte senza curarsi delle perdite; enorme la valenza simbolica della città, per entrambe le parti.


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