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Mosca: Putin mira ad un rafforzamento della cooperazione militare con Pechino

Stallo sanguinoso, intanto, nel settore di Bakhmut. Il punto sulla crisi in un giorno particolare

30 dic 2022

Esattamente un secolo fa, il 30 dicembre del 1922, la nascita dell'Unione Sovietica. Un condensato di storia, drammi, utopie, la traiettoria di questo colosso. La cui dissoluzione venne definita da Putin la più grande catastrofe geopolitica del secolo. Era il 2005 quando pronunciò queste parole. In seguito avrebbe imputato proprio al collasso del primo Stato socialista al Mondo – e all'azione dell'Occidente - le turbolenze nello spazio ex sovietico e la stessa guerra in Ucraina. Percepita ormai come esistenziale al Cremlino. Il Washington Post parla oggi di un Putin confuso ed isolato; con un'elite divisa fra coloro che vogliono porre fine alle operazioni militari, e il cosiddetto “partito della guerra vera”. Indiscrezioni, rumors. Assodato invece il ruolo sempre più rilevante, per la Federazione, del partenariato con Pechino.

Alleato dubbioso, recalcitrante; ma indispensabile per reggere l'impatto di una guerra economica destinata a protrarsi nel tempo. Oggi, nel corso di una videochiamata, Putin ha invitato Xi Jinping a Mosca in primavera. Si è parlato di una intensificazione della cooperazione; “la Cina – avrebbe inoltre dichiarato il leader della Repubblica Popolare - accoglie con favore la posizione della Russia che non respinge una soluzione pacifica per la crisi”. Ma la via negoziale pare al momento impraticabile; e il colloquio odierno è da considerarsi piuttosto come una risposta russa alla visita a Washington di Zelensky. Il cui piano di pace in 10 punti è considerato irricevibile da Mosca. E allora si continua a combattere, specie nel Donbass; dove i sanguinosi scontri nel settore di Bakhmut paiono ormai in una fase di stallo. Mentre crescono i timori di una escalation orizzontale”.

Il Cremlino ha definito “estremamente preoccupante” la notizia, diffusa dal governo di Minsk, del presunto abbattimento in Bielorussia, di un S-300 “lanciato dal territorio ucraino”. E ciò nel giorno in cui era in corso una nuova ondata di strike missilistici russi contro le infrastrutture energetiche di Kiev. Le autorità ucraine non hanno escluso si tratti di una “deliberata provocazione”. Tutto ciò mentre l'intero Paese è coinvolto nello sforzo bellico. Secondo i dati del Ministero della Difesa sono circa 60.000 le donne nelle forze armate. 5.000 prendono parte ad operazioni di combattimento. Si sta pensando allora all'introduzione di uniformi militari, scarponi e giubbotti antiproiettili ad hoc.





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