Un'accoglienza sontuosa per il Presidente russo, in Cina. Risposta chiara ai moniti occidentali riguardo il sostegno alla macchina bellica della Federazione. Pressioni, quelle di Washington, che per una singolare eterogenesi dei fini paiono piuttosto rinsaldare l'alleanza tattica tra le due Potenze revisioniste. I cui leader, non a caso, hanno firmato oggi una dichiarazione sull'approfondimento del partenariato strategico globale. Di prammatica alcuni annunci; come quando Xi Jinping ha riferito di aver concordato con Putin la necessità di “trovare una soluzione politica” al conflitto in Ucraina. Prese di posizione in linea con quella rappresentazione di “forza tranquilla” che Pechino intende veicolare. Ma in questa fase poco coerenti con la realtà sul campo. Con le truppe russe decise a massimizzare il momento favorevole avanzando nel Kharkiv; dove è già in corso la battaglia urbana per Vovchansk. Si parla di oltre 250 chilometri quadrati di territorio conquistati in una settimana. E in una guerra di logoramento il dato è significativo. Zelensky parla di situazione “difficile” ma “sotto controllo”. La coperta tuttavia è corta per Kiev; costretta ad abbassare la soglia di età della mobilitazione, per lo sbilancio numerico al fronte. Potrebbero insomma avere un impatto relativo gli aiuti militari sbloccati, con forte ritardo, dal Congresso americano. “Sono in arrivo”, ha assicurato un alto rappresentante NATO; che ha aggiunto come non sia “troppo tardi per l'Ucraina per prevalere”. Altri segnali, però, farebbero pensare a rischi gravi ed imminenti per il Paese aggredito. Come la decisione di Londra e Washington di ignorare una delle ultime linee rosse, non ancora superate; con il nulla osta all'utilizzo dei missili a lunga gittata, forniti a Kiev, per colpire in profondità il territorio russo. Blinken ieri si era limitato a precisare come gli Stati Uniti non incoraggino tali attacchi. Decisamente troppo poco per Mosca; secondo il Presidente della Duma l'Ucraina starebbe cercando di trascinare l'Occidente in una “grande guerra”. Volodin ha poi minacciato l'utilizzo di “armi più potenti”, qualora venissero colpite città russe con missili di Paesi NATO.