È coincisa con la fine della ventennale operazione militare americana la fulminea riconquista dell'Afghanistan ad opera dei Talebani. Un'azione prevedibile che fa ripiombare nel buio e nel terrore un popolo che non può conoscere la parola pace. Nonostante i leader e comandanti integralisti abbiamo più volte sottolineato la volontà di una “transizione pacifica al potere”, l'Onu parla di "notizie agghiaccianti e di gravi restrizioni ai diritti umani”. Migliaia, come documentato da tantissimi video, i civili che stanno cercando in ogni modo di salire sugli aerei militari per tentare la fuga dal paese e i soprusi alle donne. Gli USA hanno sospeso i voli civili e militari all'aeroporto di Kabul ed il Presidente Joe Biden ha annunciato che parlerà, tra poche ore, alla nazione.
"Ora i Talebani cercheranno di consolidare il loro potere all'interno del paese - spiega Alberto Negri, editorialista il Manifesto - all'esterno l'attivismo di Russia e Cina in qualche modo è stato ben accolto dai Talebani. Cina, Russi e Iran hanno tenuto aperte le proprie ambasciate. I cinesi hanno ben accolto questo ritorno al potere perché la Cina in quest'area ha interessi molto forti".
È atterrato nel pomeriggio a Roma il primo volo partito da Kabul con a bordo personale dell'ambasciata, connazionali ed una ventina di ex collaboratori afghani a rischio ritorsioni se fossero rimasti in patria. Diversi, certamente evitabili, i fattori dietro questa rapida ascesa al potere dei Talebani.
"Da una parte - aggiunge Alberto Negri - ci sono coloro che temono il ritorno dei Talebani che come vediamo cercano la via della fuga ma da altra parte dobbiamo domandarci com'è che i Talebani siano riusciti a conquistare in 10 giorni 25 città senza neppure combattere. Evidentemente oltre alla dissoluzione dell'esercito nazionale afghano, c'è stata buona parte della popolazione che ha accolto favorevolmente l'avanzata. Un risultato, dopo 20 anni della permanenza di Americani ed Occidente nel paese, abbastanza scioccante".
Nel servizio l'intervista ad Alberto Negri (Editorialista Il Manifesto)