Quando si sono uditi i primi spari, ieri sera, il pensiero è subito andato al devastante attentato kamikaze del 2002, firmato al-Qaida; furono 21, all'epoca, le vittime. In quest'occasione stava volgendo al termine il tradizionale pellegrinaggio ebraico annuale. In 7.000, pare, si erano recati all'antica sinagoga di Ghriba: luogo simbolo dell'isola di Djerba. Paradossale come nelle ore precedenti le autorità tunisine avessero espresso compiacimento per il “clima di totale sicurezza”. Non potevano prevedere che a portare il caos fosse un ufficiale della Guardia nazionale, che poco prima aveva ucciso un collega. Avrebbe poi cercato di raggiungere la sinagoga, facendosi strada a colpi di arma da fuoco. A terra, senza vita, 3 civili: due tunisini e un francese. Il killer è stato infine eliminato dalle unità di sicurezza a guardia del luogo di culto. Il bilancio dell'azione si è aggravato nella mattinata di oggi, con la morte in ospedale di un agente. 8 i feriti. Poteva essere una carneficina. Ancora nessuna certezza sul movente. Non confermata, al momento, un'eventuale matrice terroristica.
Clima turbolento nel quadrante nordafricano e mediorientale. Anche alla luce di ciò che sta accadendo a Gaza, con lo spettro di una nuova guerra su larga scala, dopo gli strike israeliani contro la leadership della Jihad islamica. Fra le vittime, secondo le autorità della Striscia, anche donne e bambini. Raid che fanno seguito allo stillicidio di razzi lanciati in precedenza dall'enclave palestinese. Promettono vendetta, ora, le fazioni armate. Anche oggi tuttavia nuovi attacchi da parte delle forze armate dello Stato Ebraico. L'obiettivo sarebbero i siti dei lanci di razzi. Tutto ciò mentre le sirene d'allarme antimissili risuonano nelle comunità israeliane attorno a Gaza; segnalata infatti una salva di razzi contro il sud dello Stato Ebraico.