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Ucraina: il Pentagono “contraddice” Blinken e frena sull'utilizzo dei missili a lunga gittata forniti a Kiev

“Non credo – ha replicato Zelensky - che dovrebbero esserci divieti, perché non si tratta dell'offensiva dell'esercito ucraino con armi occidentali sul territorio russo”

17 mag 2024

Da una serie di segnali l'impressione che qualcosa dietro le quinte si stia muovendo. Massima attenzione agli Stati Uniti; dove parrebbe emergere una faglia tra Dipartimento di Stato e Pentagono. Nel corso della recente visita a Kiev, infatti, il capo della diplomazia Blinken aveva lasciato intendere un nulla osta all'utilizzo di missili a lungo raggio per colpire in profondità la Russia. Salvo poi essere smentito, a stretto giro, dal Ministero della Difesa. Zelensky dal canto suo avrebbe ribadito come non debbano “esserci divieti”; dovendo il suo Paese difendersi da un'aggressione.

E poi una dichiarazione forte: “credo che i partner abbiano paura che la Federazione Russa perda in questa guerra”. Reazione che lascia campo libero alle speculazioni. Con Putin che torna ad evocare la possibilità di negoziati. Come base ha ipotizzato la bozza discussa ad Istanbul nel marzo 2022; ma con una serie di caveat. “Dobbiamo capire quanto e di chi possiamo fidarci”, ha detto; sostenendo come Mosca fosse stata ingannata all'epoca. Ha poi fatto riferimento all'evoluzione della situazione sul campo; fattore a suo avviso imprescindibile. Attenzione allora a quanto sta accadendo nel Kharkiv, dove secondo il Cremlino l'obiettivo è creare “una fascia di sicurezza” per fermare gli attacchi su Belgorod. Sempre non si tratti di una carta da giocare in un'eventuale mediazione.

Dall'altra parte, nella notte, uno dei più massicci attacchi ucraini con droni – dall'inizio della guerra – su alcune regioni di confine e la Crimea; colpita nella penisola una base aerea. E' come se entrambi i belligeranti - la Russia spingendo sul terreno, Kiev con attacchi da remoto - tentassero di assicurarsi una posizione vantaggiosa in vista di un eventuale negoziato. Ai minimi, però, le aspettative per la conferenza in Svizzera di giugno. C'era attesa per la posizione di Pechino, ma Xi Jinping è stato chiaro oggi nel sottolineare come solo con il coinvolgimento di tutte le parti sia possibile una soluzione politica del conflitto. E secondo Putin – in questi giorni proprio in Cina - dal forum elvetico non potrebbe che scaturire un “ultimatum” a Mosca. Poco più che una suggestione, poi, l'ipotesi di una tregua olimpica; molto scettico al riguardo Zelensky.

Potrebbe incidere, piuttosto – secondo alcuni analisti -, l'approssimarsi delle Presidenziali americane. Sempre più gelidi nel frattempo i rapporti fra il Cremlino e l'UE, che ha sanzionato oggi altri 4 media russi. A seguire il sequestro – deciso da una Corte di San Pietroburgo – di conti e proprietà di Unicredit, nella Federazione, per oltre 460 milioni di euro.





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