Un buco nero nel cuore dell'Europa. Le fotografie diffuse dalla NASA testimoniano gli effetti della campagna di demolizione delle infrastrutture critiche ucraine, decisa dal generale Surovikin. Impressionante la differenza rispetto alla situazione pre-invasione. Negli ultimi interventi Zelensky si è concentrato sulla tenuta del fronte interno, facendo leva sul patriottismo della popolazione. Le Autorità di Kiev annunciano il totale ripristino, nella Capitale, delle forniture idriche; ma la metà delle abitazioni sono ancora senza luce, e solo in un terzo degli edifici sarebbe stato riattivato il riscaldamento. Rete energetica sull'orlo del collasso; anche perché i raid con missili cruise e droni kamikaze si susseguono ormai a cadenza settimanale.
L'impressione, insomma, è che la guerra sia a un bivio; e molto dipenderà dalle capacità di resistenza dei civili. Nei durissimi mesi invernali sarà questo, a tutti gli effetti, il fronte principale. Quanto alla guerra guerreggiata non si registrano cambiamenti significativi, dopo il disimpegno russo dalla testa di ponte di Kherson; seguito comunque da pesanti bombardamenti sul capoluogo, che hanno indotto tanti cittadini ad andarsene. Una sorta di stallo sanguinoso, specie nel Donbass; dove l'arrivo dei riservisti mobilitati da Mosca potrebbe riequilibrare – da un punto di vista numerico – i rapporti di forza.
Da qui i ripetuti tentativi russi di avanzare in aree pesantemente fortificate. Cauto l'atteggiamento della NATO in questa fase. Alla ministeriale di Bucarest Stoltenberg chiederà agli alleati di aumentare l'aiuto non letale all'Ucraina, come carburante, materiale medico ed equipaggiamento per l'inverno. Da segnalare a tal proposito come da tempo si susseguano rumors di un progressivo assottigliamento di munizioni e sistemi d'arma disponibili negli arsenali occidentali. Un conflitto dai costi enormi; e di cui non si vede la fine. I decisori di Kiev puntano legittimamente ad una vittoria totale sul campo; ma questo fatalmente preclude ogni ipotesi negoziale. Non ancora azzerati, tuttavia, i canali di comunicazione. Come dimostra il nuovo scambio di prigionieri avvenuto ieri, con la formula di 50 a 50.