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Ucraina: nella telefonata Trump-Zelensky concordato un faccia a faccia sulla pace

Nessuna indicazione, però, su luogo e data del previsto incontro. Sempre più insistenti, intanto - negli Stati Uniti - le previsioni di un prossimo passo indietro di Biden

20 lug 2024

Giorni amarissimi per Joe Biden, confinato nel Delaware causa Covid. E spettatore impotente dei movimenti di una fronda Dem sempre più robusta e vocale. Il Presidente in carica al momento ribadisce l'intenzione di tornare in campagna elettorale già la prossima settimana. A dispetto dei rumors che darebbero i vertici del Partito concentrati su strade alternative; ritenendo evidentemente cosa certa il passo indietro dell'ottuagenario commander-in-chief. Stando a Politico Nancy Pelosi preferirebbe un processo aperto per scegliere il sostituto; parrebbe un'implicita sfiducia all'opzione Kamala Harris: quella teoricamente più ovvia; se non fosse per il gap di popolarità dell'attuale vice.

A fronte di simili strategie l'irritazione crescente - riferita dal New York Post - dello staff presidenziale. Che avrebbe puntato il dito proprio contro i “dioscuri” del fronte democratico: Obama, Schumer, la stessa ex speaker della Camera. Nel 2015 misero Biden da parte per favorirgli Hillary Clinton; hanno sbagliato allora e sbagliano anche ora: sarebbe stato detto. Ma al netto di ciò è come se già vi fosse una diffusa rassegnazione per l'esito della tornata. E ciò parrebbe riflettersi a livello internazionale; con sgrammaticature istituzionali piuttosto palesi.

Come la telefonata di ieri fra Trump – che evidentemente si sente già alla Casa Bianca – e Zelensky. Al netto delle dichiarazioni di prammatica – la condanna per l'attentato, le congratulazioni per la nomination repubblicana – il Presidente ucraino ha reso noto di aver concordato un faccia a faccia con il tycoon per discutere quali passi possano essere fatti per una “pace equa – ha detto – e veramente duratura”. Più sbrigativo Trump: Kiev e Mosca “negozieranno un accordo che metta fine alla violenza”.

Toni da dominus, insomma. Postura che fa il paio con quella del suo vice J.D. Vance: notoriamente contrario allo stanziamento di fondi per l'Ucraina. La cui leadership deve ora fare i conti con questo possibile cambio di prospettiva; oltre alle difficoltà sul campo: con l'iniziativa in mano ai russi, decisi a logorare progressivamente le forze del Paese aggredito.

E poi episodi inquietanti sul fronte interno. A Leopoli, cuore del nazionalismo ucraino, l'omicidio di Iryna Farion: ex deputata della formazione di estrema destra Svoboda; nota per le sue accese campagne in difesa della lingua ucraina; pare fosse arrivata persino ad insultare i combattenti russofoni della Brigata Azov. Figura controversa, insomma, pure nel suo Paese. Nessuna traccia dell'assassino; non esclusa – dal Ministro degli Interni – la pista dei servizi russi.





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