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10 referedum, 5mila le firme

7 feb 2005
10 referedum, 5mila le firme
Sono oltre 5 mila le firme che i proponenti dei dieci referendum hanno depositato questa mattina alla Segreteria Istituzionale. Dieci quesiti referendari e altrettanti fascicoli con le sottoscrizioni dei cittadini che hanno condiviso l’impostazione politica. Un contributo fattivo e propositivo – spiegano i Popolari Sammarinesi – per una serie di riforme tese ad una puntuale applicazione dei principi sanciti nella Carta dei Diritti. Il nostro – aggiungono – è un obiettivo preciso: moralizzare la politica e riformare le istituzioni.
La legge in materia di referendum la 101 del 28 novembre 1994, fissa nell’1,5% del corpo elettorale il minimo di firme richieste per proporre una iniziativa referendaria, e i Popolari definiscono da record i numeri raggiunti, sottolineando la complessità della raccolta di adesioni e il clima non favorevole. Comunque – scrivono in una nota – un bilancio assolutamente positivo. Un contatto diretto con la cittadinanza che ha risposto con entusiasmo.
Adesso i dieci quesiti passeranno nelle mani del Collegio dei Garanti che avvierà l’iter di giudizio sulla ammissibilità. 20 i giorni di tempo a disposizione dei saggi per riunirsi e formulare un parere su ciascuno dei referendum proposti. Questi, per titoli, gli argomenti che i quesiti si propongono di modificare: la riduzione a due delle preferenze da esprimere in occasioni delle elezioni politiche, la possibilità che in Congresso di Stato entrino anche i cosiddetti tecnici, non esponenti cioè della politica, che i segretario di Stato nominati lascino posto in Consiglio Grande e Generale ai primi dei non eletti, che lo stesso avvenga per i Capitani Reggenti eletti. Nella serie di quesiti si chiede anche l’abrogazione della legge sull’authority sanitaria e delle sedi di confronto, poi che la Presidenza delle Commissioni Consigliari sia affidata alle opposizioni, che in vista delle elezioni di prevedano i cosiddetti apparentamenti e, infine, due quesiti specifici sull’istituto del referendum: perché l’esito di una consultazione referendaria propositiva o confermativa sia valido se al voto ha partecipato almeno il 40 per cento degli elettori.

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