Ancora una volta, protagonista del comma comunicazioni, è la cronaca giudiziaria. Federico Pedini Amati annuncia le sue dimissioni dal gruppo consiliare socialista e torna sulla questione morale. “Ho letto l'ultima ordinanza del tribunale, afferma. Indica chiaramente nominativi e fatti che attestano una responsabilità molto grave. Alcune persone fanno parte del Consiglio come Stefano Macina e Claudio Felici e devono, in ogni caso, fare un passo indietro. Ci sono comportamenti da censurare di membri di Banca Centrale e della pubblica amministrazione. E poi ci sono i collusi, conclude, quelli che sanno da sempre e non hanno mai denunciato”. Prematuro e pericoloso esprimere giudizi dice Gian Nicola Berti portando ad esempio la vicenda di Denise Bronzetti. Una organizzazione malavitosa, ricorda, ha ottenuto notizie riservate per dare vita a una campagna diffamatoria nei confronti di un consigliere della Repubblica. E' un fatto di gravità inaudita, commenta, che non deve passare in un trafiletto ma dovrebbe stare in prima pagina. La verità dell'informazione non è assoluta. Gli organi di stampa si possono utilizzare a proprio beneficio veicolando le notizie in un senso o nell'altro. Il consigliere di Noi Sammarinesi ricorda di avere portato una persona a testimoniare sul conto Mazzini. E' stato denunciato dagli indagati in quel procedimento e sulla stampa, sottolinea, usciva la notizia che le persone per bene erano quelle che lui aveva denunciato. E' prematuro dare giudizi, conclude, siano di colpa o di buona condotta. Non ci sta Matteo Zeppa di Rete. Chi non condivide quello che scrivono gli organi di informazione può rispondere e replicare, commenta. Ma pretendere di stabilire la priorità delle notizie è fuorviante. La lettura dell'ordinanza parla chiaro dice Zeppa: “Macina e Felici hanno portato il loro partito ad entrare in quel patto scellerato”. Ed è a quel tipo di politica, rimarca, che possiamo dare la colpa della disoccupazione a San Marino. E' invece “in qualche modo” d'accordo con Berti, sempre dalle fila di Rete, Elena Tonnini.. Ci sono, condivide, i rischi di una informazione veicolata, di strumentalizzazione. Però, sottolinea, occorre guardare tutte le facce della medaglia e non bisogna negare che sarebbe fondamentale per la politica prendere atto dei rischi ma anche delle cose accadute. Non bisogna guardare solo il dito ma anche la luna che il dito ci indica. “Ho stretto la mano a Berti per quello che ha detto e ora lo ringrazio pubblicamente”, dice Alessandro Mancini. Il consigliere socialista sottolinea di condividere gli incoraggiamenti alla magistratura ad andare avanti. Ma, aggiunge, non si può venire in quest'Aula a fare i processi. Mancini ricorda le attività di dossieraggio anche contro la sua persona, le cattiverie finalizzate a distruggere senza neanche un obiettivo politico. Io, dice, non ci sto più. E se Mancini ricorda di avere chiesto scusa per tutta la politica al congresso del suo partito “io, commenta Francesca Michelotti di Sinistra Unita, non devo chiedere scusa a nessuno e nessuno deve farlo per me. Non mi sta bene essere confusa con quella sottopolitica”. A Berti ricorda che il livello giudiziario e quello politico sono distinti come ha dimostrato la commissione di inchiesta su Cassa di Risparmio-Sopaf. Le persone troppo chiacchierate devono fare un passo indietro, dice, per ridare un po di ossigeno al clima politico che stiamo respirando. La maggioranza non è contro il tribunale, rimarca il democristiano Manuel Ciavatta. E' la politica che ha chiesto al tribunale di indagare perché abbiamo bisogno di verità. Ma aldilà delle responsabilità dei singoli, sottolinea, non bisogna ledere le istituzioni. Dal psd, per voce di Vladimiro Selva, arriva la solidarietà a Denise Bronzetti “vittima di dossieraggio”. Un attacco, dice Selva, con finalità eversive. Già il nostro segretario, ricorda, aveva definito questi fenomeni da condannare perché attaccano la persona e questioni irrilevanti sul piano politico vengono usate per tutt'altri fini. Rispetto alla richiesta di dimissioni che parte dell'opposizione ha rivolto a Felici e Macina, Selva replica affermando di non accettare denigrazioni che non sono assolutamente vicine alla realtà. Sono persone la cui condizione economica è sotto gli occhi di tutti, dice, e che si sono impegnate per creare le condizioni per un cambiamento per questo Paese. I fatti vanno contestualizzati sulla base delle normative allora vigenti e sono certo, afferma, che non sono stati commessi illeciti. Legare poi la nascita del psd a questi eventi, conclude, è sbagliato e offensivo. I reati accertati dalla magistratura si fermano al 2014 replica Roberto Ciavatta. E la magistratura scrive che alcuni si trovano ancora in carcere perché godono del sostegno delle istituzioni.
Sonia Tura
Sonia Tura
Riproduzione riservata ©