Nell'invito di Silvio Berlusconi a ignorare il tetto del 3 per cento nel rapporto deficit-pil c'é una sorta di ambivalenza politica. Da una parte, il Cavaliere non fa altro che richiamare la filosofia della crescita in deficit che, secondo fior di economisti, è oggi l'unica alternativa realistica ad una lunga e logorante recessione; dall'altra è come se il leader del Pdl indicasse nello sforamento del patto di stabilità l'unico modo per trovare le risorse necessarie a finanziare il taglio dell'Imu e il blocco dell'Iva. In qualche modo, dunque, Berlusconi prepara il suo elettorato ad una possibile delusione nel caso non si riuscissero a trovare le risorse necessarie a causa dei veti di Bruxelles. Il timing scelto per l'affondo, nel bel mezzo del vertice G8 in cui è impegnato Enrico Letta, conferma questa impressione: non a caso è giunto immediatamente il richiamo all'ordine del commissario agli affari economici Olly Rehn e una precisazione di palazzo Chigi secondo cui la posizione italiana non cambierà. Naturalmente la sortita berlusconiana ha seminato il malumore negli alleati del Pd e di Scelta civica: un'uscita propagandistica, è stato detto, che serve solo a indebolire la credibilità appena riconquistata dell'Italia. In casa Movimento 5 Stelle, deciderà la rete sull'espulsione della senatrice Adele Gambaro; 20 i senatori contrari. Oggi in commissione Finanze alla Camera al via l'esame del ddl sull'abolizione del finanziamento ai partiti.
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