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Bilancio: duro scontro sul Fondo pensioni. Opposizione annuncia che non parteciperà più ai lavori

20 dic 2018
Gian Carlo Venturini e Grazia Zafferani
Gian Carlo Venturini e Grazia Zafferani
È braccio di ferro in Consiglio dopo la fumata nera sull'accordo sugli emendamenti. L'opposizione è pronta a trattare a condizione che Governo e maggioranza facciano marcia indietro su pensioni e tassazione dei capitali all'estero. Nulla da fare, è scontro. La notte in bianco non stempera gli animi e la battaglia scoppia sul fondo pensioni, il “cuore” del bilancio, “la ragione dello sciopero”.

Prima della bagarre, il Governo accoglie l'emendamento della DC sulla revisione della qualità degli attivi delle banche. Un accordo molto importante – rimarca Matteo Ciacci – perché permette di poter gestire in più anni, sulla scia del 5Ter, le disfunzioni patrimoniali anche delle banche private. “Una svolta”, per Luca Boschi. Civico 10 si appella proprio a quell'intesa per rilanciare il confronto sulle pensioni ma l'articolo che toglie l'erogazione dello Stato dei contributi per l’esercizio 2019 nel Fondo pensioni per l'opposizione grida vendetta. “Non si tratta di un prelievo indiscriminato ma di una dilazione”, spiegano Eva Guidi e la maggioranza. È infatti previsto un piano di rientro di dieci anni e senza interessi per il trasferimento di 19 milioni.

Da tutti i gruppi di minoranza piovono emendamenti totalmente soppressivi e accuse di arroganza, forzatura, incapacità di concertazione. Tony Margiotta si dice basito e richiama all'obbligo di legge, per Alessandro Mancini e Denise Bronzetti l'articolo certifica il fallimento del governo che accusano di “becero ricatto politico” che costringe il sindacato ad accettare una linea di indirizzo che non è quella della concertazione. Francesco Mussoni sottolinea la gravità politica di un articolo all'apparenza innocuo, “antidemocratico” secondo Matteo Zeppa, un “atto ignobile” con i soldi dei lavoratori, “figlio delle nefandezze – aggiunge Iro Belluzzi – sul sistema bancario”. Pasquale Valentini chiede chiarezza sulle cifre, “qui si dice che lo Stato restituirà 19 milioni in dieci anni ma il resto dei soldi?”, chiede Marco Gatti.

Il trasferimento è di 27 milioni e mezzo, precisa Guerrino Zanotti, che riporta l'attenzione su un sistema che non regge e sull'obiettivo della riforma di rendere i fondi autosufficienti. Per Franco Santi quell'articolo è segno di coraggio e con il collega ripercorre il confronto con i sindacati, le aperture del Governo in risposta alle chiusure, la difficoltà ad affrontare i problemi. "Il governo - dice Santi - ha posto sul tavolo della trattativa una vera emergenza, sviscerata in maniera puntuale e organica, fornendo stime e soluzioni. La risposta politica, sociale e di categoria è stata un grande 'no'". La maggioranza fa quadrato, Roberto Giorgetti ricorda che l'articolo era presente in prima lettura, “c'è stata trasparenza – dice – nessun blitz” e “i soldi – precisa - sono della fiscalità generale”. Qui non si tratta di prelevare indiscriminatamente – ribadisce Giuseppe Morganti – si tratta di una dilazione di pagamento. È lo Stato che riconosce le difficoltà e ha bisogno dell'aiuto di tutti”. Angelo della Valle rispedisce al mittente le accuse, ricordando che nel 2011, con Pasquale Valentini alle Finanze, non vennero versati per tre anni nel fondo pensioni 40 milioni. Diversamente da oggi – rileva SSD – la cosa non fu dichiarata, “nei bilanci passati però – gli risponde Marco Gatti – si stabilì con il sindacato come farli rientrare”. Insomma, lo scontro si consuma senza esclusioni di colpi, “commettete un errore politico se pensate che molliamo”, dice alla maggioranza Teodoro Lonfernini. Alla fine l'articolo passa e l'opposizione convoca con urgenza un conferenza stampa. Annuncia che non parteciperà più al dibattito. “Per noi il Consiglio del bilancio finisce qui”.

MF

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