“Affluenza di massa” secondo il quotidiano del regime; diversi osservatori parlano invece di seggi semi-vuoti, mentre da più parti arrivano notizie di diffuse irregolarità. Le prime elezioni in Birmania dal 1990 - definite “né libere né giuste” dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama - si sono comunque concluse senza incidenti. Sebbene la vittoria del partito del regime sia data per scontata, c’è comunque attesa per i dati ufficiali: numeri clamorosamente truccati darebbero tuttavia un segnale del clima politico che si instaurerà ora nel Paese, specie in previsione del possibile rilascio dagli arresti domiciliari di Aung San Suu Kyi, il cui periodo di prigionia scade proprio sabato prossimo. Testimonianze raccolte sul campo dai siti di informazione della diaspora democratica raccontano di brogli di ogni tipo, da urne riempite con schede votate in anticipo ai suggerimenti di voto da parte dei funzionari al seggio. Segnalate anche difficoltà nelle comunicazioni, con internet che funziona a singhiozzo e diverse zone irraggiungibili via telefono.
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