Solitamente quanto uno stato vendo un bene di proprietà della collettività le pratiche seguite sono sempre improntate alla massima trasparenza.
Questa prassi deve essere ancora più scrupolosa se il bene può essere venduto a un soggetto privato estero che potrebbe, grazie a questo bene, fare business.
Normalmente accade sostanzialmente questo nei paesi moderni e normali. Ma San Marino, come sempre, fa eccezione. Ci riferiamo alla recente vicenda della Centrale del latte in cui ci sono tanti punti oscuri e zone d’ombra che con il passare delle settimane aumentano.
Unione per la Repubblica è stata la prima forza politica a chiedere ripetutamente chiarimenti su quanto stava accadendo intorno alla centrale del latte. Partendo dalla inagibilità dei locali si è scoperto che il governo aveva trattative avanzate con un soggetto (un solo soggetto) estero per vendere questo bene pubblico. Le motivazioni? Inagibilità dei locali (a febbraio 2015 sembra finirà il permesso temporaneo rilasciato dalla Protezione Civile), bilancio disastroso e in perdita (il C.d.A. dell’ente è scaduto da 5 anni), mancanza di un piano industriale di rilancio. Insomma il governo ha deciso di vendere direttamente a un soggetto piemontese con buona pace della tutela della tipicità del latte e della storia quarantennale della centrale sammarinese.
Ci permettiamo, per l’ennesima volta di sottolineare che non si procede così per la vendita di beni pubblici. E’ ormai noto da mesi, ancora prima della famosa delibera del Governo, a chi il governo vuole vendere la Centrale del latte. E’ noto da mesi che all’esecutivo della tutela della tipicità del marchio sammarinese interessa poco o nulla.
UPR a questo punto chiede pubblicamente chiarezza poiché non è accettabile vendere un bene dello Stato con procedure opache. Non è possibile smontare un pezzo pregiato della filiera agroalimentare sammarinese con motivazioni risibili. Non è possibile continuare ad approvare istanze d’Arengo poi sistematicamente disattese dal Governo.
UPR ritiene ci siano delle responsabilità politiche ed amministrative da accertare e gli organismi competenti avrebbero l’obbligo di intervenire.
Macchinari acquistati senza verificare se i locali avevano le caratteristiche per la loro installazione, procedure di vendita condotte senza alcun mandato formale del Consiglio Grande e Generale. Incontri, negoziati, visite ai locali della Centrale del latte, tutto condotto in modo opaco e finalizzato alla vendita a un solo soggetto.
Non si capisce perché nessuno ha mai pensato a costruire un piccolo polo agro alimentare sammarinese mettendo in rete le risorse presenti in territorio. Fra i milioni di euro spesi in questi anni per la promozione della Repubblica un intervento del genere avrebbe potuto costruire una realtà interessante dal punto di vista economico, culturale anche a disposizione delle giovani generazioni.
Oggi ci ritroviamo con le scolaresche sammarinesi che vanno fuori territorio per visitare aziende agricole o allevamenti e una pezzo della nostra filiera sammarinese viene svenduta, o forse regalata dal governo a un soggetto estero che verrà a fare business in territorio grazie ai denari dei contribuenti.
Unione per la Repubblica si opporrà con ogni mezzo a questa decisione già presa da mesi. UPR chiederà nella prossima seduta del Consiglio Grande e Generale di provvedere alla nomina del nuovo Consiglio di Amministrazione dell’Ente Centrale del Latte, come previsto dalla legge.
UPR si impegnerà affinché le trattative con l’unico soggetto scelto del governo siano arrestate e si possa definire un progetto di sviluppo sammarinese per questo settore.
UPR evidenzia come il problema non è economico; c'è l'interesse nazionale in gioco, c’è la credibilità di uno Stato che non può svendere la propria cultura nel settore agricolo e dell’allevamento in nome di logiche incomprensibili.
Comunicato stampa Upr
Questa prassi deve essere ancora più scrupolosa se il bene può essere venduto a un soggetto privato estero che potrebbe, grazie a questo bene, fare business.
Normalmente accade sostanzialmente questo nei paesi moderni e normali. Ma San Marino, come sempre, fa eccezione. Ci riferiamo alla recente vicenda della Centrale del latte in cui ci sono tanti punti oscuri e zone d’ombra che con il passare delle settimane aumentano.
Unione per la Repubblica è stata la prima forza politica a chiedere ripetutamente chiarimenti su quanto stava accadendo intorno alla centrale del latte. Partendo dalla inagibilità dei locali si è scoperto che il governo aveva trattative avanzate con un soggetto (un solo soggetto) estero per vendere questo bene pubblico. Le motivazioni? Inagibilità dei locali (a febbraio 2015 sembra finirà il permesso temporaneo rilasciato dalla Protezione Civile), bilancio disastroso e in perdita (il C.d.A. dell’ente è scaduto da 5 anni), mancanza di un piano industriale di rilancio. Insomma il governo ha deciso di vendere direttamente a un soggetto piemontese con buona pace della tutela della tipicità del latte e della storia quarantennale della centrale sammarinese.
Ci permettiamo, per l’ennesima volta di sottolineare che non si procede così per la vendita di beni pubblici. E’ ormai noto da mesi, ancora prima della famosa delibera del Governo, a chi il governo vuole vendere la Centrale del latte. E’ noto da mesi che all’esecutivo della tutela della tipicità del marchio sammarinese interessa poco o nulla.
UPR a questo punto chiede pubblicamente chiarezza poiché non è accettabile vendere un bene dello Stato con procedure opache. Non è possibile smontare un pezzo pregiato della filiera agroalimentare sammarinese con motivazioni risibili. Non è possibile continuare ad approvare istanze d’Arengo poi sistematicamente disattese dal Governo.
UPR ritiene ci siano delle responsabilità politiche ed amministrative da accertare e gli organismi competenti avrebbero l’obbligo di intervenire.
Macchinari acquistati senza verificare se i locali avevano le caratteristiche per la loro installazione, procedure di vendita condotte senza alcun mandato formale del Consiglio Grande e Generale. Incontri, negoziati, visite ai locali della Centrale del latte, tutto condotto in modo opaco e finalizzato alla vendita a un solo soggetto.
Non si capisce perché nessuno ha mai pensato a costruire un piccolo polo agro alimentare sammarinese mettendo in rete le risorse presenti in territorio. Fra i milioni di euro spesi in questi anni per la promozione della Repubblica un intervento del genere avrebbe potuto costruire una realtà interessante dal punto di vista economico, culturale anche a disposizione delle giovani generazioni.
Oggi ci ritroviamo con le scolaresche sammarinesi che vanno fuori territorio per visitare aziende agricole o allevamenti e una pezzo della nostra filiera sammarinese viene svenduta, o forse regalata dal governo a un soggetto estero che verrà a fare business in territorio grazie ai denari dei contribuenti.
Unione per la Repubblica si opporrà con ogni mezzo a questa decisione già presa da mesi. UPR chiederà nella prossima seduta del Consiglio Grande e Generale di provvedere alla nomina del nuovo Consiglio di Amministrazione dell’Ente Centrale del Latte, come previsto dalla legge.
UPR si impegnerà affinché le trattative con l’unico soggetto scelto del governo siano arrestate e si possa definire un progetto di sviluppo sammarinese per questo settore.
UPR evidenzia come il problema non è economico; c'è l'interesse nazionale in gioco, c’è la credibilità di uno Stato che non può svendere la propria cultura nel settore agricolo e dell’allevamento in nome di logiche incomprensibili.
Comunicato stampa Upr
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