Il Consiglio chiude il cerchio intorno al Cis, all'indomani del via libera all'unanimità della Commissione Finanze al programma di risoluzione predisposto da Banca Centrale. I tempi sono contingentati e l'Aula dice sì alla procedura d'urgenza per segregare i fondi pensione - coperti da garanzia dello Stato - in un veicolo pubblico, una società per azioni con un capitale sociale iniziale di 77.000 euro. Per adeguare lo stanziamento si procede quindi con la variazione al Bilancio dello Stato per l'esercizio finanziario 2019. Nel provvedimento di risoluzione è previsto lo spacchettamento di attivi e passivi del Cis a tre Istituti di credito ai quali vengono riconosciuti sgravi fiscali. Per agevolare la migrazione dei rapporti giuridici è prevista la semplificazione degli obblighi procedurali previsti per l'assolvimento dell'adeguata verifica. Lo sblocco dei conti dovrebbe avvenire in una ventina di giorni.
Dopo le spiegazioni tecniche, il Segretario alle Finanze guarda ad un sistema bancario ristrutturato, con l'intervento urgente sugli npl. Per incentivare il rafforzamento patrimoniale rilancia, infine, percorsi di aggregazione su base volontaria. Tutta l'Aula plaude ad una politica in grado di fare sistema, anche se Francesco Mussoni, parlando di clima surreale, mette subito in chiaro che la Dc si è seduta al tavolo perché né il Governo né la maggioranza riuscivano a produrre azioni a tutela risparmiatori, dipendenti e sistema. Invita quindi ad una riflessione “perché senza l'atteggiamento collaborativo, propositivo e creativo dell'opposizione – afferma - oggi non saremmo qua”. Anche se ci si arriva con “l'acqua alla gola” commenta Giancarlo Capicchioni. Insomma, si è perso troppo tempo per quella che definisce la “pantomima” dell'acquisto del Cis, “a cui politica e commissario hanno prestato attenzione”. Se ritardo c'è stato - per Stefano Palmieri - “è perché non si è voluto sottovalutare nessuna possibilità”. La vendita sarebbe stata la soluzione migliore ma Bcsm ha ritenuto mancassero i requisiti essenziali per la cessione dell'istituto. Il Consigliere di Repubblica Futura invita poi gli organi di controllo a compiere il loro dovere, intervenendo prima che le crisi diventino irreversibili. Concetto ribadito da Dalibor Riccardi che ricorda vigilanze a cui è stato impedito di fare il proprio lavoro, “perché il dissesto del Cis – dice – non nasce due anni fa”.
Per Roberto Ciavatta è “scandaloso che si voglia raccontare che c'erano altre soluzioni”. Vede similitudini con la vicenda Ali Turki e parla di “pressioni fortissime sulla vigilanza” affinché vendesse. “Il problema – chiarisce - non è la risoluzione ma come è stata gestita la banca nel silenzio assordante di politica e tribunale”. La cura non sarà indolore, costerà a tutti e Dim chiede il pugno duro sulle azioni di responsabilità. Federico Pedini Amati racconta di essersi battuto, in Commissione Finanze, per avviarle subito nei confronti degli organi sociali di Banca Cis. “Quando c'è un dissesto ci sono responsabilità che vanno appurate. Lo abbiamo preteso negli organi istituzionali”, afferma Matteo Ciacci. Cosa che del resto – ricorda – è stato fatto da governo e maggioranza in maniera chiara quando sono state messe le mani in Carisp e Asset. Anche lì – commenta - sono partite le azioni di responsabilità”. Guarda al futuro, ai prossimi step: progetto npl; rapporto con Bankitalia; iniezione di liquidità per rilanciare il sistema. L'appello va ad una politica forte, in grado di lavorare con la vigilanza, di fare quadrato per gestire i poteri economici. Anche Eva Guidi ritiene fondamentale, dal momento in cui lo Stato interviene con il denaro dei cittadini, un'azione mirata per ricercare eventuali responsabilità.
Alessandro Mancini spera ci sia una presa di coscienza di tutto quello che non ha funzionato, per “generare anticorpi. Abbiamo la fortuna – aggiunge - di avere una Banca Centrale che ha interpretato questo difficile momento mettendosi a disposizione e supportando le scelte della politica”. Lo sguardo va poi ai risparmiatori. “Si sappia che a San Marino nessuno perderà un solo centesimo a differenza di quanto avviene in molti paesi del mondo” ribadisce con forza Alessandro Bevitori. Marco Nicolini porta poi all'attenzione dell'Aula il sentimento dei colleghi dipendenti della banca, la cui stragrande maggioranza ha mantenuto con lealtà aziendale i propri risparmi in Cis dando lezione di compostezza, “stando in silenzio mentre tutti sparlavano”. Se è vero che la cura non sarà indolore, Giuseppe Morganti chiarisce che il veicolo che si va ad istituire sarà risolutivo, in quanto assorbirà integralmente lo scompenso patrimoniale generatosi nel Cis, attraverso il trasferimento delle passività dei fondi pensione e dei crediti non performanti per lo stesso importo. Morganti si augura che gli npl siano della migliore qualità “per ridurre – spiega - l'intervento dello Stato”. L'esame dell'articolato procede velocemente e termina senza nessuna dichiarazione di voto. L'intera legge è approvata all'unanimità.