Il Comitato per il NO punta il dito sul tentativo di trasformare in una consultazione politica il voto referendario di domenica prossima e polemizza con i sostenitori del SI, che a suo giudizio hanno favorito il referendum per perseguire altri obiettivi e non il bene dei cittadini. “Le loro congetture – afferma Presidente, Stefano Piva, sono prive di ogni fondamento". Sulla legge per la libera professione dei medici, ricorda che la materia è già stata regolamentata nel 1991. “Qualcuno dei sostenitori del SI – obbietta Mario Venturini – allora sedeva in Congresso di Stato e oggi contesta la stessa legge che ha approvato 13 anni fa”. Ma al di là delle polemiche, il Comitato per il NO riassume gli interventi migliorativi della nuova legge, come l'obbligo di autorizzazione da parte della Direzione, il vincolo di esercitare solo nelle strutture convenzionate, il divieto di trattare pazienti sammarinesi, il tetto di ore da dedicare alla libera professione e gli introiti che questa potrà generare per l'Istituto. “Nel 2013 – spiega Venturini – il compenso loro fra attività extra e intra muraria, si è attestato sul milione e mezzo di euro. La trattenuta in favore dell'Iss, fra il 15 e il 30 per cento, avrebbe portato in cassa circa 150 mila euro. “Nessuno – dichiara – sostiene che con queste cifre si salverebbe la sanità pubblica, ma sono risorse che la aiuterebbero”. Difesa convinta anche per Fondiss, spiegando che cancellare il decreto significherebbe aumentare i costi di gestione del secondo pilastro e quindi abbassare il rendimento annuo. “Le pensioni nostre e dei nostri figli – dichiara Gianni Cardelli – sarebbero più basse”. Oggi, spiegano, l'attivo di Fondiss ammonta a 7 milioni e 400 mila euro, investito in 4 istituti sammarinesi, con un tasso di interesse del 2,9 per cento. “Non è vero – aggiungono – che il decreto scavalca Banca Centrale, che come organo di vigilanza dovrà controllare la gestione di quei fondi. “Le scelte di affidare in esterno alcuni servizi – spiega Guerrino Zanotti – è tesa ad evitare di creare ulteriori strutture pubbliche, con il conseguente aggravio economico”. Se vincesse il si – concludono - si tornerebbe alla legge costitutiva. Costringendo Iss e Banca Centrale a costituire le struttura interne per svolgere quel ruolo, con costi molto più elevati”.
SB
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