“Irrituali e inopportune”: così vengono definite le azioni di Gabriele Gatti nella vicenda Carisp. E' uno dei punti politici principali della relazione della Commissione Consiliare, che ripercorre i passaggi cruciali di una storia complessa – quella dell'investimento in Delta - che vide una serie di gravi decisioni da parte della Procura di Forlì: dal sequestro del furgone portavalori nel 2008, alla raffica di arresti dell'anno successivo; il tutto in un periodo di difficili rapporti tra i 2 Paesi. Il Presidente della Commissione Gerardo Giovagnoli, prima di iniziare la lettura del documento, di oltre 100 pagine, ha espresso soddisfazione per la maturità mostrata da tutti i gruppi consiliari: i rispettivi commissari hanno infatti redatto una relazione finale unica. Focalizzato, in particolare, uno degli snodi cruciali della vicenda: la compravendita di azioni tra la Sopaf dei fratelli Magnoni e Cassa di Risparmio, che vide un coinvolgimento diretto dell'ex segretario alle finanze. “Gabriele Gatti motivò allora e ha confermato davanti alla Commissione che la sua attività fu mossa dalla “ragione di Stato” - si legge nella relazione -. Ma l'Organismo, ascoltati i testi e valutati i fatti, ritiene che queste motivazioni non possano giustificare pienamente il suo operato, che – secondo la Commissione – fu quello di un “mediatore privato”, piuttosto che di un “mediatore politico”. Quanto invece alle preoccupazioni espresse da Gilberto Ghiotti e da Mario Fantini, in merito alla possibilità di una tangente nella compravendita, la Commissione non si esprime – visti i limiti del mandato - e ricorda che è in corso una specifica indagine a San Marino. Analizzata anche la posizione dell'allora segretario agli esteri Antonella Mularoni. Secondo quanto risulta Gilberto Ghiotti la informò dei propri incontri con Gatti e del rischio di un possibile pagamento di una tangente. Sull'importo da corrispondere a Sopaf - 52 milioni per le azioni e 23 per collaborazioni con Cassa, da girare ad una società lussemburghese – ascoltò le valutazioni di Gatti e le preoccupazioni di Fantini; ma non chiese spiegazioni. La Commissione ritiene comunque “neutra”, la sua posizione, rispetto a quella dell'allora collega di Governo. Un comportamento definito “passivo”. Fermamente criticata, invece, l'iniziativa intrapresa nel 2010 da Gatti – allora consigliere -, quando consegnò a Di Vizio una lettera di Fantini, nel quale il dominus di Carisp giustificava ai segretari di Stato Macina e Stolfi lo sforamento del finanziamento a Delta rilevato da Banca Centrale. La missiva era coperta da segreto d'ufficio e fu utilizzata dal PM forlivese per suffragare la propria tesi accusatoria. Su questa azione – giudicata contraria agli interessi di Cassa e del Paese – è richiesta una valutazione apposita del Consiglio. Di Vizio – del resto – è duramente stigmatizzato nella relazione, dove è definito “sconosciuto Procuratore che amava le forzature ma non amava agire nella discrezione”. Un'offensiva, la sua, che secondo la Commissione si è giovata dell'appoggio incondizionato dei media: dal Sole 24 Ore a “Report”. Critiche anche a Bankitalia, giudicata appiattita sulle iniziative della procura forlivese; senza dimenticare gli incontri di Di Vizio con rappresentanti del MEF, nell'ottica di una azione “concertata” che tuttavia – ricorda la Commissione - “non intende minimizzare gli effetti distorsivi che il sistema San marino ha prodotto. In evidenza, infine, anche alcune criticità nei rapporti tra l'Autorità di vigilanza di Banca Centrale – non sostenuta adeguatamente dalla politica - e gli operatori del sistema bancario e finanziario. Da qui la necessità che d'ora in poi le Istituzioni della Repubblica sappiano fare sistema nella difesa dello Stato a partire dai nuovi processi di Rimini e Bologna
L'intervista al Presidente della Commissione Gerardo Giovagnoli
L'intervista al Presidente della Commissione Gerardo Giovagnoli
Riproduzione riservata ©