“Una scelta obbligata assunta in piena trasparenza e condivisione”. Così il Segretario di Stato all’Industria, Tito Masi, raggiunto telefonicamente alla partenza dalle vacanze di fine anno, ha definito la privatizzazione della Centrale del Latte.
Un atto assunto nell’aprile scorso, con l’emissione del bando di gara, al quale hanno risposto una decina di imprenditori interessati, poi, con il passare del tempo, la rosa dei candidati si è via ristretta e l’analisi dei requisiti ha portato a due i papabili: il Gruppo C’è da un lato e quello formato da Titancoop e Sociale dall’altro, tutti impegnati nella grande distribuzione.
Nella prima riunione dell’anno il Segretario di Stato all’Agricoltura porterà in Congresso di Stato la proposta per aprire la trattativa, indicando ufficialmente il nome del gruppo considerato più rispondente alle esigenze manifestate, più in linea con i requisiti richiesti.
Le indiscrezioni, lo ricordiamo, indicano Titancoop e Sociale come favoriti.
“Per il Governo – spiega Masi – si era arrivati ad un punto di svolta: da un lato si doveva decidere circa l’opportunità di proseguire nella detenzione del pacchetto di un’azienda che non costituisce un servizi primario per la collettività. Meglio prevedere una gestione privata, in linea con le regole del mercato. Poi c’era l’aspetto degli investimenti: così lo stabilimento non poteva proseguire, si dovevano modernizzare sia la struttura che i macchinari, destinando a questo aggiornamento risorse importanti. Di qui la decisione di percorrere la strada della privatizzazione, lasciando a chi ha il know how necessario il compito di gestire un’azienda di questa natura e rispondere alle logiche del libero mercato, senza tralasciare obiettivi ritenuti fondamentali: mantenere l’elevata qualità del prodotto, avere le necessarie garanzie circa la tipicità e l’impegno economico per gli investimenti, assicurare la prosecuzione occupazionale delle 17 persone impiegate attualmente”.
Un atto assunto nell’aprile scorso, con l’emissione del bando di gara, al quale hanno risposto una decina di imprenditori interessati, poi, con il passare del tempo, la rosa dei candidati si è via ristretta e l’analisi dei requisiti ha portato a due i papabili: il Gruppo C’è da un lato e quello formato da Titancoop e Sociale dall’altro, tutti impegnati nella grande distribuzione.
Nella prima riunione dell’anno il Segretario di Stato all’Agricoltura porterà in Congresso di Stato la proposta per aprire la trattativa, indicando ufficialmente il nome del gruppo considerato più rispondente alle esigenze manifestate, più in linea con i requisiti richiesti.
Le indiscrezioni, lo ricordiamo, indicano Titancoop e Sociale come favoriti.
“Per il Governo – spiega Masi – si era arrivati ad un punto di svolta: da un lato si doveva decidere circa l’opportunità di proseguire nella detenzione del pacchetto di un’azienda che non costituisce un servizi primario per la collettività. Meglio prevedere una gestione privata, in linea con le regole del mercato. Poi c’era l’aspetto degli investimenti: così lo stabilimento non poteva proseguire, si dovevano modernizzare sia la struttura che i macchinari, destinando a questo aggiornamento risorse importanti. Di qui la decisione di percorrere la strada della privatizzazione, lasciando a chi ha il know how necessario il compito di gestire un’azienda di questa natura e rispondere alle logiche del libero mercato, senza tralasciare obiettivi ritenuti fondamentali: mantenere l’elevata qualità del prodotto, avere le necessarie garanzie circa la tipicità e l’impegno economico per gli investimenti, assicurare la prosecuzione occupazionale delle 17 persone impiegate attualmente”.
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