E alla fine la Dc la conta l’ha fatta. Dal consiglio centrale non esce un documento unanime, ai quali il partito di maggioranza relativa aveva abituato, ma una Dc unita. Una questione ben diversa, aveva spiegato il Presidente, Cesare Gasperoni, aprendo i lavori del parlamentino. Per la prima volta, almeno negli ultimi anni, il partitone scopre di avere una maggioranza ed una minoranza. Due sono i documenti votati a tarda notte, quello presentato dalla cosiddetta ala aggregante, che raccoglie appena 13 voti e 6 astensioni, e quello dell’ufficio di segreteria, che registra invece 9 voti contrari e 10 astensioni, incassando quindi una larga maggioranza degli oltre 100 componenti del parlamentino. Fra i contrari anche qualcuno dei cosiddetti senatori, come Gabriele Gatti, Ernesto Benedettini e Clelio Galassi, che dal podio hanno ribadito le loro posizioni discordanti da quelle dell’Ufficio di Segreteria. Gatti, ad esempio, che ha dichiarato il suo voto contrario, chiedeva di aprire da subito la crisi di governo, di rigettare l’ipotesi di un Governo a quattro, di lavorare su una possibile intesa con Alleanza Popolare e i socialisti Riformati, con particolare riferimento alle posizioni di Volpinari e Rattini. Ma la maggioranza Dc ha scelto invece la linea dell’Ufficio di Segreteria. No ad una crisi di governo al buio, No alle elezioni anticipate, Si all’allargamento della maggioranza lavorando su un progetto della DC sul quale ricercare le condivisioni, senza nessuna esclusione. Non è il momento delle formule – dichiara la segreteria – ma dei contenuti, perché il paese vuole risposte e la politica deve saperle trovare. E su queste il parlamentino democristiano indica tre precise priorità, di carattere politico, economico e istituzionale. In primo luogo la definizione di una legge elettorale che garantisca stabilità e governabilità; sul fronte economico la prosecuzione del percorso di risanamento del bilancio, la riforma del sistema previdenziale, il rafforzamento dello stato sociale unitamente a provvedimenti capaci di favorire la competitività delle imprese e lo sviluppo del Paese. Per ciò che riguarda le istituzioni la conferma del carattere di priorità per il percorso di riforma istituzionale. Da un punto di vista squisitamente politico forte è stato il messaggio politico lanciato ad Alleanza Popolare definito il movimento più vicino alla Dc e conseguentemente vicino al governo e alla maggioranza. Non è casuale la scelta della Reggenza di Garanzia sulla quale il consiglio centrale ha ribadito il proprio compiacimento. Non sono mancati riferimenti alle parole usate da due esponenti della consulta. Amarezza e disapprovazione sono emersi dagli interventi di diversi esponenti del parlamentino, fra cui alcuni rappresentanti parlamentari.
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