Nel Consiglio straordinario la sensazione è che, al di là del tavolo che non si vuole più chiamare “istituzionale” e su cui non mancano perplessità, sia già cominciata la campagna elettorale, con una politica concentrata più sul consenso – rileva Teodoro Lonfernini - piuttosto che sul lavoro per salvare il paese. Torna anche lo sgambetto del numero legale che fa slittare la sessione pomeridiana di un'ora e mezzo.
Riguardo al bilancio da approvare, Pasquale Valentini rimarca che è il Governo uscente a doverlo presentare e “può un Consiglio dimissionario – chiede - impegnare un Consiglio che ancora non c'è?”. Teme che il tavolo allargato a “governanti e governati, vigilanti e vigilati” mentre ci si prepara alle elezioni comprometta lo stesso senso della consultazione elettorale, “con i cittadini – avverte- che non sapranno per chi votare”.
“Le premesse – ammette Roberto Ciavatta - non sono delle migliori. Difficile che arrivino i risultati”. E se ritiene l'apertura della “campagna dei veleni la premessa al dossieraggio", guardando alla prossima legislatura, “dovrà beneficiare di un forte sostegno popolare, dialogare davvero con le parti, e perseguire i responsabili del dissesto, perché “collaborazione di fronte agli organismi internazionali – precisa - non significa armistizio”.
Matteo Ciacci spiega le motivazioni che hanno portato Civico10 a staccare la spina. “Mancavano – dice - i risultati”. Rivendica poi con forza il percorso per risolvere le crisi bancarie, chiedendo di appurare le responsabilità anche in Cassa di Risparmio. La risoluzione del Cis è stata – dice - l'elemento cruciale della legislatura. “Abbiamo dimostrato di potere gestire i potentati economici, ci hanno promesso qualunque cosa – rivela - ma abbiamo tenuto la barra dritta”.
Per Roberto Giorgetti la scelta obbligata di fronte a tentativi di corruzione è sempre quella di denunciare in tribunale. Ribadisce poi le perplessità di RF sul tavolo istituzionale - ribattezzato da qualcuno "tavolone". Le stesse parti sociali – fa notare – stanno riflettendo sul fatto che non sarà in grado di varare indirizzi vincolanti sulle grandi riforme e che l'obiettivo minimo è produrre un bilancio tecnico. “Lo spero” - aggiunge, considerando che al momento non è scongiurato il rischio di esercizio provvisorio. “Il problema – afferma - non è chi mette sul tavolo il documento, ma quali sono i contenuti e chi lo sostiene”.
"L'idea è buona - afferma Alessandro Mancini - ma pensare che diventi il tavolo delle meraviglie - avverte - è pia illusione”.
Il bilancio non potrà che essere tecnico – afferma Federico Pedini Amati, convinto che ogni soluzione proposta da una parte venga cassata dall'altra. “Ormai – nota - si viaggia a fazioni”.
"Ci stiamo facendo la guerra su un cumulo di macerie – osserva Giancarlo Capicchioni, che invita ad utilizzarle per costruire, “altrimenti – avverte - ci finiremo sotto”.
Per Tony Margiotta a quel tavolo “ci si gioca una partita che guarda alle prossime generazioni e non all'8 dicembre”.
Alessandro Bevitori assicura che non c'è nessun accordo per il prossimo Governo, " i problemi trovano soluzioni solo se tutti facciamo sistema".
Non mancano, poi, passaggi sul tribunale, in vista del comma sulla presa d'atto di due giudici d'Appello. Marco Gatti solleva dubbi sul bando di selezione mentre Ciavatta parla di “equilibri saltati”.
A stretto giro la risposta del Dirigente Guzzetta “a tutela dell’immagine del Tribunale e dei suoi giudici”. Rigetta sospetti su una mancata presa d'atto per l'ambizione di questo o quel magistrato di ricoprire il ruolo di giudice d’appello. Riguardo a congetture su legittimità del concorso, “qualsiasi asserito vizio del procedimento – scrive - va contestato nelle sedi giudiziarie preposte”. Infine rinnova l’appello per la conclusione dell’iter di nomina. “Una mancata presa d’atto – spiega - danneggerebbe esclusivamente gli utenti della giustizia e cioè i cittadini sammarinesi”.