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In Consiglio il testo unico sul commercio

21 lug 2010
L'Aula sta votando il testo unico sul commercio, legge che venne licenziata dalla Commissione, con un ampia maggioranza. Le critiche, in questo caso, sono indirizzate soprattutto al Comitato che sceglie i progetti. “Non ci sono esperti ma tre Segretari di Stato”, dice la minoranza. Si lascia spazio alla discrezionalità politica. Sulla necessità di superare il vincolo del 51% invece c'è una larga condivisione. L'opposizione ha contestato il ritardo di questa scelta. Paride Andreoli del Psrs ha accusato Marco Arzilli già presidente dell'Unione Commercianti, di avere fatto perdere 8 anni al Paese. “Il provvedimento - replica il Segretario all'Industria - è in sinergia con quello appena approvato sulle licenze e diventerà ancora più importante con l'abbassamento della monofase dal 17 al 15%”. E' invece arrivato in nottata il disco verde alle nuove regole sulla concessione delle licenze. L'Aula, con qualche assenza bipartisan ha approvato la legge con 27 sì, 21 no e un astenuto, dando così corpo definitivo al pacchetto trasparenza, uno dei punti fondanti la trattativa di normalizzazione dei rapporti con l'Italia. Un articolo è passato con un solo voto di scarto. Normali scivoloni dicono dalla maggioranza che però, ironizzano i DdC, si è salvata per il rotto della cuffia. “Il Patto per San Marino Air Lines - secondo Giovanni Lonfernini - ha chiesto l'intervento di hostess e stewards esperti per riportare la calma tra i passeggeri ballerini, con tanto di marcatura a uomo per stanare i franchi tiratori”. La legge presentata dalla Segreteria Industria, prevede tra le altre cose un nulla osta d'ufficio per l'apertura della seconda sede industriale nel territorio della Repubblica e, assicura la maggioranza, si creano le condizioni per evitare che capitali di dubbia provenienza o soggetti poco raccomandabili trovino rifugio in Repubblica. Decisamente contraria l'opposizione che accusa: invece di iniziare un percorso di semplificazione si ottiene l'effetto contrario, aumentando la burocrazia e la discrezionalità del Congresso di Stato.

Sonia Tura

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