La denatalità accende il Consiglio, confermandosi una delle maggiori priorità a cui è chiamato il Governo. Se ne riparlerà nella legge sviluppo che approderà in Aula a febbraio mentre ieri il Segretario Stefano Canti ha annunciato che presenterà nel 2025 una proposta di legge per rispondere alle criticità della famiglia, inclusi giovani e anziani. Appare chiaro che il tema, particolarmente complesso, richieda la collaborazione di tutti. “Una circostanza che deve unire, non dividere”, ha affermato il Segretario all'Istruzione Teodoro Lonfernini durante la puntata di Viceversa sul futuro della scuola, cogliendo dai vari attori una disponibilità “costruttiva” al ragionamento e assicurando massima condivisione sia nelle istituzioni che nei collegi docenti.
I numeri sono sempre più allarmanti, dagli ultimi dati aggiornati a dicembre sono 133 le nascite, cento bambini in meno del 2021. “In Castelli importanti come Città – dice Lonfernini – sono nati 10 bambini. In Castelli periferici come Chiesanuova ne è nato uno”.
I 14 plessi della scuola dell'infanzia che in passato hanno ospitato anche più di mille bambini, a febbraio ne accoglieranno 115, e il trend è destinato a scendere ancora. Si vuole quindi ridisegnare il settore nei prossimi due anni, ragionando su riorganizzazione, offerta, livello occupazionale.
“Si lavora su contenitore e contenuto” – rimarca Lonfernini, che intende mantenere presidi educativi su tutto il territorio, ma al contempo dice no a classi con pochissimi alunni: “Da Segretario all'Istruzione non tollererò, se non c'è una riorganizzazione adeguata e sostenibile, plessi con classi con una partecipazione estremamente limitata da un punto di vista scolastico, perché è un concetto antisociale dannoso come dare una pessima formazione”. Concetto condiviso sia da Giuseppe Morganti di Libera che da Nicola Renzi di RF.
“Il dato delle nascite è incontrovertibile e se diminuiscono – dice Renzi – è ovvio che si debba riorganizzare l'offerta”. Ricorda la battaglia nella passata legislatura contro l'accorpamento delle elementari di Murata e Città, “perché – spiega – ritenevamo fosse l'unico che non dovesse essere fatto”. Un modo di procedere unilaterale che definisce “non corretto”, mentre saluta positivamente un approccio diverso, che guarda alla condivisione di un progetto generale.
Anche Libera si era battuta contro la chiusura della scuola di Città. La questione – afferma Giuseppe Morganti – non va affrontata con interventi spot: “Approfittiamo di questo momento – dice - per un input riorganizzavo e culturale per diventare qualcosa di più, grazie alla maggiore disponibilità di insegnanti”. “Non vediamola come una tragedia – ribadisce Lonfernini - ma come un'opportunità da cogliere per riorganizzare il sistema”.