I rapporti con il loro partito, le contestazioni alla dirigenza ma anche le relazioni con le altre forze politiche e gli impegni parlamentari. Questi i temi sui quali 5 dei firmatari del manifesto dei 21, i dissidenti in casa democristiana, si sono presentati per la prima volta in pubblico.
Una sala gremita, composta da esponenti di spicco di alcune forze politiche, simpatizzanti democristiani, comuni cittadini. Tutti incuriositi dalle ragioni dello strappo e dalle prospettive. Strumentali e subdole sono definite le voci di un loro avvicinamento all’attuale maggioranza: "Siamo e restiamo all’opposizione, dichiarano 5 esponenti di spicco, così come siamo e resteremo democristiani, perchè - spiegano - questo significa riconoscersi in valori precisi e indissolubili, che non sono legati ad un simbolo o ad un partito”.
Non sanno ancora se parteciperanno al congresso "e la decisione di lasciare o meno il partito – spiegano – non dipende da noi, ma da coloro ai quali abbiamo fatto le nostre contestazioni e le richieste di rinnovamento. L’offerta di entrare nell’ufficio di segreteria – ribadiscono – è una farsa, considerato che in quell’organismo avrebbero trovato spazio le stesse persone di sempre".
Ma ad infervorarli è soprattutto la vicenda Scaramella, le frequentazioni, addirittura – dichiarano – dopo che la Gendarmeria e le informazioni ricevute lo indicavano come persona pericolosa: "Perché – si chiedono – questa assiduità, che cosa nascondeva? Perché non ci sono stati esposti i fatti all’interno del partito, quando lo abbiamo chiesto esplicitamente, ma abbiamo dovuto aspettare che avvenisse in aula parlamentare. Chi lo ha portato a San Marino – affermano – è fin troppo chiaro ed evidente, ma nessun chiarimento si è voluto far negli organismi interni della DC. E questa – dicono – aggiunta al malessere già denunciato, è stata la ragione che ci ha fatto decidere per l’autosospensione. Dal nostro partito – concludono – ci aspettiamo una svolta epocale, un segnale inequivocabile di rinnovamento e di rigenerazione che consenta di uscire da quell’isolamento nel quale la dirigenza ha portato la DC, a distanza siderale da tutte le altre forze politiche del paese".
Una sala gremita, composta da esponenti di spicco di alcune forze politiche, simpatizzanti democristiani, comuni cittadini. Tutti incuriositi dalle ragioni dello strappo e dalle prospettive. Strumentali e subdole sono definite le voci di un loro avvicinamento all’attuale maggioranza: "Siamo e restiamo all’opposizione, dichiarano 5 esponenti di spicco, così come siamo e resteremo democristiani, perchè - spiegano - questo significa riconoscersi in valori precisi e indissolubili, che non sono legati ad un simbolo o ad un partito”.
Non sanno ancora se parteciperanno al congresso "e la decisione di lasciare o meno il partito – spiegano – non dipende da noi, ma da coloro ai quali abbiamo fatto le nostre contestazioni e le richieste di rinnovamento. L’offerta di entrare nell’ufficio di segreteria – ribadiscono – è una farsa, considerato che in quell’organismo avrebbero trovato spazio le stesse persone di sempre".
Ma ad infervorarli è soprattutto la vicenda Scaramella, le frequentazioni, addirittura – dichiarano – dopo che la Gendarmeria e le informazioni ricevute lo indicavano come persona pericolosa: "Perché – si chiedono – questa assiduità, che cosa nascondeva? Perché non ci sono stati esposti i fatti all’interno del partito, quando lo abbiamo chiesto esplicitamente, ma abbiamo dovuto aspettare che avvenisse in aula parlamentare. Chi lo ha portato a San Marino – affermano – è fin troppo chiaro ed evidente, ma nessun chiarimento si è voluto far negli organismi interni della DC. E questa – dicono – aggiunta al malessere già denunciato, è stata la ragione che ci ha fatto decidere per l’autosospensione. Dal nostro partito – concludono – ci aspettiamo una svolta epocale, un segnale inequivocabile di rinnovamento e di rigenerazione che consenta di uscire da quell’isolamento nel quale la dirigenza ha portato la DC, a distanza siderale da tutte le altre forze politiche del paese".
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