Intervento di Elena Tonnini (RETE) sulla relazione della Commissione Consiliare d’Inchiesta su presunte responsabilità politiche o amministrative legate alla vicenda “Cassa di Risparmio”.
La Commissione d’inchiesta su Cassa di Risparmio ha svolto un lavoro importante, che dà un disegno organico degli avvenimenti. Probabilmente tra qualche anno saremo ancora più capaci, io per prima, di analizzare i fatti che sono accaduti. Sono già emersi alcuni limiti a causa dei procedimenti che sono in fase in fase istruttoria che hanno creato delle limitazioni nei risultati.
Questo non toglie che la relazione evidenzia comunque delle responsabilità.
Come ho già avuto modo di ribadire: Commissione di inchiesta e Consiglio Grande e generale hanno secondo me due ruoli distinti.
Da una parte la Commissione ha un ruolo, egregiamente svolto per gli strumenti e i tempi che ha avuto, di ricostruzione dei fatti indipendentemente dalle posizioni politiche.
Il Consiglio ha il ruolo di fare esattamente valutazioni di tipo politico e, dall'emergere dei contenuti della relazione, di valutare l’emergere delle responsabilità:
-emerge un CdA di Carisp, che come banca ha un ruolo primario per un intero paese, interpretato come un progetto imprenditoriale individuale, senza valutare le ricadute delle ricadute sul paese stesso
-emerge anche chi avrebbe dovuto prendere posizioni e purtroppo non lo ha fatto.
Forse mi sbaglierò, ma per come la intendo credo che sia molto pericoloso il messaggio che qualcuno vuol far passare secondo cui avere diverse posizioni di tipo politico, rischia di mettere in discussione il lavoro della Commissione, assieme al messaggio per cui, senza una posizione condivisa di tutto il Consiglio, si rischia di svilire il lavoro della Commissione.
Amio avviso l'atto istituzionale è svolto e non è attaccabile, ed è ben distinto dal ruolo della politica: più che mettere le mani avanti su un ruolo condiviso e sistemico dell'ordine del giorno che si intende promuovere, mi piacerebbe si approfondisse il concetto di come politicamente si intende tradurre in atto i fatti emergenti dalla Commissione.
Non è un fatto di tifoserie come intende Felici, (che evidentemente concepisce i lavori consigliari come si fosse in uno stadio) ma è fatto di riuscire a dare delle risposte al paese. Dal momento che per salvare Carisp si è chiesto un impegno importante da parte di tutto il paese, e forse questo aiuto si vorrà chiederlo ancora.
Non concordo nemmeno con chi dice che per alcune scelte (come quelle sulle responsabilità di Gatti o della Mularoni) occorre attendere il risultato del tribunale, pretendendo ancora di mescolare responsabilità politiche - che è compito di quest'aula indicare - con responsabilità di tipo giudiziario.
Un gioco troppo grande nelle mani di poche persone
Fantini era a capo di una situazione diventata enorme, diventata la terza realtà in Italia nel settore del credito al consumo, ma il gioco si è fatto troppo grande, e le posizioni difficili da gestire, tanto da non far più comprendere se fosse Carisp a gestire Delta oppure il contrario.
Emerge il ruolo di una finanza come strumento NON al servizio del paese (come Carisp avrebbe dovuto essere, cioè un punto saldo nel paese) ma sottomessa a una visione strettamente imprenditoriale, e la finanza come strumento per muovere le fila verso personalissimi interessi. Ma questo è successo perché le condizioni e le persone lo hanno permesso.
Alcuni dicono che non si era compresa la direzione che si stava intraprendendo.
Secondo me, per quello che ho inteso, la direzione invece era chiara ed era espressione precisa delle scelte che la politica aveva fatto e delle condizioni che essa stessa aveva creato, cioè la piazza finanziaria.
Quello che non si è compreso secondo me non era la direzione, che era ben chiara e anzi ricercata e promossa a largo raggio, ma era forse il fatto che in quel contesto (massoneria, P4, criminalità organizzata…) non era San Marino a dettare le condizioni e le regole del gioco.
Quindi Dipingere Carisp come una vittima da sola in mezzo all'Italia non mi pare del tutto corretto, perché c'era chi quelle scelte le ha prese, chi le portate avanti con spregiudicatezza, c'era chi quelle scelte le ha assecondate col proprio silenzio e la propria ignavia (ignavia che è il vero male del nostro paese), e chi quelle scelte le ha pagate proprio per salvare Carisp con centinaia di milioni che il paese ha pagato a fronte di un passo storico per San Marino, e cioè il circolo vizioso dell' indebitamento estero.
Su queste scelte occorre che la politica riconosca delle responsabilità.
Responsabilità Consiglio d’Amministrazione
La politica ha condizionato le nomine di un CdA che non si è mai posto dei problemi , non si è fatto troppe domande.
Anche qui i casi sono due: o san marino era sprovvisto di persone capaci di fare delle
analisi e degli approfondimenti dei documenti che gli venivano sottoposti e che venivano approvati di default (ma io non credo che San Marino non abbia competenze, anzi)
oppure, c’è la seconda ipotesi, che anche qui si era costruito un sistema funzionale al posizionamento in ruoli strategici appositamente per non sollevare problemi.
Ecco che anche questo diventa strategico: ecco che anche il fatto di NON intervenire diventa una strategia per garantire campo libero a chi le scelte le doveva prendere. Ecco che la non scelta, la non presa di posizione, esprime invece un preciso indirizzo.
Questo è un atteggiamento che necessita una forte censura politica e un deciso cambio di rotta.
3) CCR (Comitato Credito Risparmio)
Emerge come poco fosse il tempo dedicato al caso Carisp, ma abbiamo sentito il Segretario Antonella Mularoni che su questo ci rassicura, o almeno prova a farlo, dicendo che: “Di queste emergenze se ne parlava in Congresso”.
Beh, dobbiamo andare sulla fiducia perché altro grosso problema di San Marino, oltre alle
nomine politiche nei CdA, è che non possiamo sapere se e cosa si dice in Congresso di Stato
(oggi come allora).
Su questa situazione una cosa va detta: non emerge dalla relazione una posizione del Congresso di Stato, del governo intero; non emerge una situazione di uniformità di intenti rispetto alla situazione Carisp. Emerge il ruolo individuale di Gabriele Gatti, ingombrante nella presenza, ed emerge il ruolo della Mularoni ingombrante nel silenzio. Quello che non emerge è una posizione del Congresso di Stato, che invece aveva come organo una precisa responsabilità collegiale anche in questo caso nelle sue mancate scelte.
Organi di vigilanza scomodi
Grave anche l'emergere del tentativo di influenzare e fare pressione sugli organi di vigilanza, ancorché ritenuti stranieri, nell'incapacità di costruire con essi, in un periodo certamente difficile di adeguamento ad un processo di trasformazione in essere, una collaborazione verso quel processo. Gli standard venivano concepiti come qualcosa da subire anziché come qualcosa verso cui confrontarsi in modo attivo.
San Marino appare come uno Stato a cui non vanno bene i metodi e i modi adottati dai controlli di vigilanza e dai PM italiani. Per carità, non sono certamente io in grado di dire se si trattasse di rigore o di accanimento o della volontà di fare di San Marino un protettorato o altro ancora…
Ma viene da dire che l'unico modo per San Marino di evitare forme di controllo che potevano non piacere, era quello di costruirne di propri ed efficaci. Per questo, forse ingenuamente lo ammetto, ma non riesco a condividere la lamentela di chi oggi vuole dipingere in parte San Marino e Carisp unicamente come vittima. Vittima certamente, ma vittima anche di una politica che non ha costruito, contemporaneamente ad uno sviluppo della finanza FUORI CONTROLLO, dei propri adeguati strumenti di verifica.
5) Modello economico sbagliato/no alternativa
Così Carisp crolla e con essa il sogno della Piazza Finanziria, da cui ancora oggi molti faticano a distaccarsi.
Perché dico questo?
Perché il sogno sbagliato della piazza finanziaria che oggi il paese paga deve far riconoscere
un'altra responsabilità: quella di non aver creato un’economia alternativa!
L’atteggiamento, ancora oggi in aula, è quello riportato dalla stessa Mularoni che si accontenta di dire e ammettere che San Marino è un paese non autonomo in nulla. Ma perché San Marino non è autonomo in nulla? San Marino non è autonomo in nulla perché non sono mai stati valutati percorsi economici alternativi, percorsi di maggiore autonomia in settori diversi da quello della finanza.
Quindi il mio appello oggi all’Aula, è che si cerchi di valorizzare la nostra autonomia e la nostra sovranità.
Questa è un'altra grave responsabilità delle mancate scelte della politica.
Responsabilità politiche
Che Gatti meriti censure lo sappiamo già dalla scorsa Commissione di Inchiesta, e mi auguro che non si attenda il Tribunale per riconoscere finalmente in quest’aula anche la stessa responsabilità soprattutto per quel documento dato a Di Vizio, che molti hanno ricordato.
Ma voglio soffermarmi sulle responsabilità del Segretario Antonella Mularoni, che era presente nella registrazione in cui si parla in modo esplicito dei milioni in Lussemburgo, che era presente alle riunioni a cui Ghiotti la invitò. Ma Ghiotti la invitò presentandole i rischi a cui si andava incontro, asserendo al possibile pagamento di una tangente nella trattativa tra Carisp e Sopaf.
Quando lei era presente si parlo chiaramente dei milioni dì euro in Lussemburgo, mentre Fantini diceva che poteva trattarsi un illecito e paventò il rischio che si sarebbe andati tutti in galera. E la Mularoni rimase in SILENZIO.
Credo che questo silenzio possa avere diversi significati, ma in ogni caso meriti una censura. I casi sono tre:
O lei si disinteressava (questo lo escluderei, dal momento che il problema è stato ammesso come essere dì fondamentale importanza per il paese)
O lei era cosciente ma decise di non parlare
O lei era incosciente
Ma delle due opzioni rimaste per qualcuno alla guida di un paese, non so quale sia la migliore.
Se la commissione ci ha aiutato a ripercorrere le storia, il ruolo di quest'aula oggi è dare risposte concrete al paese verso una cambio di passo. Dobbiamo cioè rispondere ad alcune domande:
nel riproporsi delle persone e nel tentativo di distaccarsi da un sistema fallimentare, la politica, oggi, è in grado di cambiare se stessa? E’ capace di analizzarsi e di porsi dei limiti? E’ capace di reagire alle malefatte e ai silenzi accondiscendenti di ieri?
Lo vedremo questa sera ma se tra i presupposti c’è anche quello di accontentarsi, di chi cerca di mantenere un ruolo neutro e silenzioso di fronte ad una situazione che richiede invece polso e determinazione, allora mi chiedo in che maniera, con quale determinazione queste persone, e questo governo, dovranno andare a iniziare a trattare di temi fondamentali di temi fondamentali che a breve ci troveremo ad affrontare. Parliamo degli accordi quadro con l’Unione Europea, del sistema IVA, della gestione di un debito estero creato anche a causa anche della situazione di Carisp.
Comunicato stampa Rete
La Commissione d’inchiesta su Cassa di Risparmio ha svolto un lavoro importante, che dà un disegno organico degli avvenimenti. Probabilmente tra qualche anno saremo ancora più capaci, io per prima, di analizzare i fatti che sono accaduti. Sono già emersi alcuni limiti a causa dei procedimenti che sono in fase in fase istruttoria che hanno creato delle limitazioni nei risultati.
Questo non toglie che la relazione evidenzia comunque delle responsabilità.
Come ho già avuto modo di ribadire: Commissione di inchiesta e Consiglio Grande e generale hanno secondo me due ruoli distinti.
Da una parte la Commissione ha un ruolo, egregiamente svolto per gli strumenti e i tempi che ha avuto, di ricostruzione dei fatti indipendentemente dalle posizioni politiche.
Il Consiglio ha il ruolo di fare esattamente valutazioni di tipo politico e, dall'emergere dei contenuti della relazione, di valutare l’emergere delle responsabilità:
-emerge un CdA di Carisp, che come banca ha un ruolo primario per un intero paese, interpretato come un progetto imprenditoriale individuale, senza valutare le ricadute delle ricadute sul paese stesso
-emerge anche chi avrebbe dovuto prendere posizioni e purtroppo non lo ha fatto.
Forse mi sbaglierò, ma per come la intendo credo che sia molto pericoloso il messaggio che qualcuno vuol far passare secondo cui avere diverse posizioni di tipo politico, rischia di mettere in discussione il lavoro della Commissione, assieme al messaggio per cui, senza una posizione condivisa di tutto il Consiglio, si rischia di svilire il lavoro della Commissione.
Amio avviso l'atto istituzionale è svolto e non è attaccabile, ed è ben distinto dal ruolo della politica: più che mettere le mani avanti su un ruolo condiviso e sistemico dell'ordine del giorno che si intende promuovere, mi piacerebbe si approfondisse il concetto di come politicamente si intende tradurre in atto i fatti emergenti dalla Commissione.
Non è un fatto di tifoserie come intende Felici, (che evidentemente concepisce i lavori consigliari come si fosse in uno stadio) ma è fatto di riuscire a dare delle risposte al paese. Dal momento che per salvare Carisp si è chiesto un impegno importante da parte di tutto il paese, e forse questo aiuto si vorrà chiederlo ancora.
Non concordo nemmeno con chi dice che per alcune scelte (come quelle sulle responsabilità di Gatti o della Mularoni) occorre attendere il risultato del tribunale, pretendendo ancora di mescolare responsabilità politiche - che è compito di quest'aula indicare - con responsabilità di tipo giudiziario.
Un gioco troppo grande nelle mani di poche persone
Fantini era a capo di una situazione diventata enorme, diventata la terza realtà in Italia nel settore del credito al consumo, ma il gioco si è fatto troppo grande, e le posizioni difficili da gestire, tanto da non far più comprendere se fosse Carisp a gestire Delta oppure il contrario.
Emerge il ruolo di una finanza come strumento NON al servizio del paese (come Carisp avrebbe dovuto essere, cioè un punto saldo nel paese) ma sottomessa a una visione strettamente imprenditoriale, e la finanza come strumento per muovere le fila verso personalissimi interessi. Ma questo è successo perché le condizioni e le persone lo hanno permesso.
Alcuni dicono che non si era compresa la direzione che si stava intraprendendo.
Secondo me, per quello che ho inteso, la direzione invece era chiara ed era espressione precisa delle scelte che la politica aveva fatto e delle condizioni che essa stessa aveva creato, cioè la piazza finanziaria.
Quello che non si è compreso secondo me non era la direzione, che era ben chiara e anzi ricercata e promossa a largo raggio, ma era forse il fatto che in quel contesto (massoneria, P4, criminalità organizzata…) non era San Marino a dettare le condizioni e le regole del gioco.
Quindi Dipingere Carisp come una vittima da sola in mezzo all'Italia non mi pare del tutto corretto, perché c'era chi quelle scelte le ha prese, chi le portate avanti con spregiudicatezza, c'era chi quelle scelte le ha assecondate col proprio silenzio e la propria ignavia (ignavia che è il vero male del nostro paese), e chi quelle scelte le ha pagate proprio per salvare Carisp con centinaia di milioni che il paese ha pagato a fronte di un passo storico per San Marino, e cioè il circolo vizioso dell' indebitamento estero.
Su queste scelte occorre che la politica riconosca delle responsabilità.
Responsabilità Consiglio d’Amministrazione
La politica ha condizionato le nomine di un CdA che non si è mai posto dei problemi , non si è fatto troppe domande.
Anche qui i casi sono due: o san marino era sprovvisto di persone capaci di fare delle
analisi e degli approfondimenti dei documenti che gli venivano sottoposti e che venivano approvati di default (ma io non credo che San Marino non abbia competenze, anzi)
oppure, c’è la seconda ipotesi, che anche qui si era costruito un sistema funzionale al posizionamento in ruoli strategici appositamente per non sollevare problemi.
Ecco che anche questo diventa strategico: ecco che anche il fatto di NON intervenire diventa una strategia per garantire campo libero a chi le scelte le doveva prendere. Ecco che la non scelta, la non presa di posizione, esprime invece un preciso indirizzo.
Questo è un atteggiamento che necessita una forte censura politica e un deciso cambio di rotta.
3) CCR (Comitato Credito Risparmio)
Emerge come poco fosse il tempo dedicato al caso Carisp, ma abbiamo sentito il Segretario Antonella Mularoni che su questo ci rassicura, o almeno prova a farlo, dicendo che: “Di queste emergenze se ne parlava in Congresso”.
Beh, dobbiamo andare sulla fiducia perché altro grosso problema di San Marino, oltre alle
nomine politiche nei CdA, è che non possiamo sapere se e cosa si dice in Congresso di Stato
(oggi come allora).
Su questa situazione una cosa va detta: non emerge dalla relazione una posizione del Congresso di Stato, del governo intero; non emerge una situazione di uniformità di intenti rispetto alla situazione Carisp. Emerge il ruolo individuale di Gabriele Gatti, ingombrante nella presenza, ed emerge il ruolo della Mularoni ingombrante nel silenzio. Quello che non emerge è una posizione del Congresso di Stato, che invece aveva come organo una precisa responsabilità collegiale anche in questo caso nelle sue mancate scelte.
Organi di vigilanza scomodi
Grave anche l'emergere del tentativo di influenzare e fare pressione sugli organi di vigilanza, ancorché ritenuti stranieri, nell'incapacità di costruire con essi, in un periodo certamente difficile di adeguamento ad un processo di trasformazione in essere, una collaborazione verso quel processo. Gli standard venivano concepiti come qualcosa da subire anziché come qualcosa verso cui confrontarsi in modo attivo.
San Marino appare come uno Stato a cui non vanno bene i metodi e i modi adottati dai controlli di vigilanza e dai PM italiani. Per carità, non sono certamente io in grado di dire se si trattasse di rigore o di accanimento o della volontà di fare di San Marino un protettorato o altro ancora…
Ma viene da dire che l'unico modo per San Marino di evitare forme di controllo che potevano non piacere, era quello di costruirne di propri ed efficaci. Per questo, forse ingenuamente lo ammetto, ma non riesco a condividere la lamentela di chi oggi vuole dipingere in parte San Marino e Carisp unicamente come vittima. Vittima certamente, ma vittima anche di una politica che non ha costruito, contemporaneamente ad uno sviluppo della finanza FUORI CONTROLLO, dei propri adeguati strumenti di verifica.
5) Modello economico sbagliato/no alternativa
Così Carisp crolla e con essa il sogno della Piazza Finanziria, da cui ancora oggi molti faticano a distaccarsi.
Perché dico questo?
Perché il sogno sbagliato della piazza finanziaria che oggi il paese paga deve far riconoscere
un'altra responsabilità: quella di non aver creato un’economia alternativa!
L’atteggiamento, ancora oggi in aula, è quello riportato dalla stessa Mularoni che si accontenta di dire e ammettere che San Marino è un paese non autonomo in nulla. Ma perché San Marino non è autonomo in nulla? San Marino non è autonomo in nulla perché non sono mai stati valutati percorsi economici alternativi, percorsi di maggiore autonomia in settori diversi da quello della finanza.
Quindi il mio appello oggi all’Aula, è che si cerchi di valorizzare la nostra autonomia e la nostra sovranità.
Questa è un'altra grave responsabilità delle mancate scelte della politica.
Responsabilità politiche
Che Gatti meriti censure lo sappiamo già dalla scorsa Commissione di Inchiesta, e mi auguro che non si attenda il Tribunale per riconoscere finalmente in quest’aula anche la stessa responsabilità soprattutto per quel documento dato a Di Vizio, che molti hanno ricordato.
Ma voglio soffermarmi sulle responsabilità del Segretario Antonella Mularoni, che era presente nella registrazione in cui si parla in modo esplicito dei milioni in Lussemburgo, che era presente alle riunioni a cui Ghiotti la invitò. Ma Ghiotti la invitò presentandole i rischi a cui si andava incontro, asserendo al possibile pagamento di una tangente nella trattativa tra Carisp e Sopaf.
Quando lei era presente si parlo chiaramente dei milioni dì euro in Lussemburgo, mentre Fantini diceva che poteva trattarsi un illecito e paventò il rischio che si sarebbe andati tutti in galera. E la Mularoni rimase in SILENZIO.
Credo che questo silenzio possa avere diversi significati, ma in ogni caso meriti una censura. I casi sono tre:
O lei si disinteressava (questo lo escluderei, dal momento che il problema è stato ammesso come essere dì fondamentale importanza per il paese)
O lei era cosciente ma decise di non parlare
O lei era incosciente
Ma delle due opzioni rimaste per qualcuno alla guida di un paese, non so quale sia la migliore.
Se la commissione ci ha aiutato a ripercorrere le storia, il ruolo di quest'aula oggi è dare risposte concrete al paese verso una cambio di passo. Dobbiamo cioè rispondere ad alcune domande:
nel riproporsi delle persone e nel tentativo di distaccarsi da un sistema fallimentare, la politica, oggi, è in grado di cambiare se stessa? E’ capace di analizzarsi e di porsi dei limiti? E’ capace di reagire alle malefatte e ai silenzi accondiscendenti di ieri?
Lo vedremo questa sera ma se tra i presupposti c’è anche quello di accontentarsi, di chi cerca di mantenere un ruolo neutro e silenzioso di fronte ad una situazione che richiede invece polso e determinazione, allora mi chiedo in che maniera, con quale determinazione queste persone, e questo governo, dovranno andare a iniziare a trattare di temi fondamentali di temi fondamentali che a breve ci troveremo ad affrontare. Parliamo degli accordi quadro con l’Unione Europea, del sistema IVA, della gestione di un debito estero creato anche a causa anche della situazione di Carisp.
Comunicato stampa Rete
Riproduzione riservata ©