Il Fronte nazionale di Marine Le Pen ha scosso uno dei Paesi più grandi dell'Unione, mettendo all'angolo l'UMP e asfaltando – termine di gran moda – il Partito socialista di Hollande: ai minimi storici, con neppure il 14% di consensi. Un francese su 4 ha votato per Marine, che ha fatto il pieno soprattutto tra i giovani e gli operai. E questo non solo per il “no” all'euro, e all'immigrazione incontrollata, ma anche per un programma fortemente anti-liberista. Antisistemica, così come l'altro trionfatore di queste elezioni: Nigel Farage, che con il suo Ukip ha sconvolto il quadro politico del Regno Unito, superando Conservatori e Laburisti. “Vogliamo l'uscita dall'UE – ha detto – non solo del nostro Paese, ma di tutta l'Europa”. Il cosiddetto euroscetticismo trionfa anche in Danimarca dove il Danish People's Party diventa il primo partito, con un programma incentrato sul ritorno ad una piena sovranità nazionale ed una forte opposizione ad una idea multi-etnica della società. Risultati oltre le aspettative – delle formazioni di destra più o meno radicale, ma comunque di ispirazione anti-UE – in Austria, Ungheria e Polonia. Tiene la Merkel, in Germania. L'Unione Cristiano Democratica si conferma primo partito; ma si registra comunque un forte consenso per il partito anti-euro Alternative Fuer Deutschland, al 7%. Nella galassia euroscettica viene spesso incluso anche Tsipras, prevista la sua affermazione in Grecia, così come il buon risultato dell'ultradestra di Alba Dorata. In un quadro del genere la clamorosa vittoria del PD, in Italia, si può davvero definire una anomalia. Si votava – dove possibile, vista la guerra civile nel Donbass – anche in Ucraina. In questo caso nessuna sorpresa: l'oligarca Poroschenko ha stravinto su Julia Timoschenko. “Rispetteremo la volontà del popolo ucraino”. Questa la prima dichiarazione del ministro agli esteri russo Lavrov
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