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Fernando Bindi, candidato indipendente in RF, a ruota libera: "Ecco perché sono qui"

Nicola Selva e Fabrizio Perotto criticano una legge di bilancio "approvata con soli 22 voti" e un tavolo istituzionale nato "per fare cadere il Governo e sancire l'asse Dc-Rete"

di Monica Fabbri
12 nov 2019
Le interviste a Nicola Selva e Fernando Bindi
Le interviste a Nicola Selva e Fernando Bindi

“Neppure nei periodi più acuti dello scontro ideologico ci sono state aggressioni verbali e intimidazioni come quella in Ufficio di Presidenza ai danni di Matteo Fiorini”. Fernando Bindi cattura la scena e parla a ruota libera. Dopo anni di assenza dalla politica attiva, spiega le ragioni che lo hanno riportato in prima linea come indipendente tra le fila di RF. “Sono qui – dice - per il livello di odio e violenza verbale di un gruppo che si definisce politico”. Prima di dargli la parola, il partito parla del bilancio approvato non nascondendo l'imbarazzo “per una manovra dal disavanzo crescente, approvata con soli 22 voti”. Nicola Selva e Fabrizio Perotto puntano il dito contro le numerose assenze e contenuti al di sotto delle aspettative. “Ci siamo astenuti – spiega Selva – per l'assenza di riforme, interventi per lo sviluppo e per una spending review scomparsa dai radar. Qualsiasi Governo – dice – avrebbe potuto partorire un bilancio del genere”. Piovono critiche anche ad un tavolo istituzionale nato - dice Perotto - con l'obiettivo nascosto di far cadere il Governo e sancire l'asse Dc-Rete, come evidenziato dal dissenso sull'articolo politico sul tavolo quadripartito mentre alcuni esponenti di SSD – fa notare – si sperticavano sulla sua importanza”. Poi, la parola a tre candidati. Katia Savoretti si concentra sulla giustizia, su progetti già completati e presenti nel programma di Governo come il processo per direttissima e il pdl - caldeggiato dal Fondo Monetario - per aiutare le imprese in difficoltà. Giovanni Lonfernini guarda invece a territorio e agricoltura, al nuovo PRG. E' mancato – dice – una visione lungimirante e pianificazione territoriale mentre sul bio non c'è stato abbastanza confronto con la categoria.
Ma è il Professor Bindi a tirare le fila della conferenza stampa. Non ha peli sulla lingua e parla da candidato libero di affermare le sue posizioni anche in dissenso con il partito. "Non sono iscritto e tale penso di restare. Potevo continuare  a dedicarmi a libri, musica e nipoti". A spingerlo la deriva d'odio. Paragona i comportamenti dei capi di Rete ai bolscevichi prima del 1917. Ne ha anche per la Dc "che proclamava a gran voce l'anonimato societario, il segreto bancario e il differenziale fiscale come i tre capisaldi del paese. E' bastata la dichiarazione di Tremonti – ricorda - a farci sprofondare all'inferno”. Nella sua riflessione i rischi di un microstato nel contesto internazionale con la politica che si prospetta: “il ritorno della restaurazione – avverte – non è un gran biglietto da visita e l'arrivo di un elemento di violenza e odio alleato alla restaurazione non è un mix favorevole ad una visione di futuro”. Nella nostra lista – conclude – non ci sono né indagati né condannati del processo Mazzini, e neppure denunciati che qualche magistrato tiene ancora nel cassetto”. 

Sentiamo Nicola Selva e l'Indipendente Fernando Bindi


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