Toccherà alla Democrazia Cristiana la decisione sulle dimissioni del segretario agli Interni Loris Francini, chieste dalle opposizioni e in particolare da Alleanza Popolare che nei giorni scorsi lo aveva anche scritto in una lettera alla Reggenza. Per la prima volta da quando l’affare patente è esploso, Francini prende la parola ed interviene pubblicamente e lo fa in maniera forte, con un intervento appassionato nel quale parla di un polverone sollevato con astuta premeditazione su una vicenda banale, di indebite pressioni esercitate sulla magistratura sammarinese e di inqualificabili iniziative assunte presso la magistratura esterna. “Non mi sento colpevole – dichiara – non mi sfiora nemmeno lontanamente lo scrupolo morale, prima che giuridico, di aver commesso atti riprovevoli. Non ho danneggiato lo Stato – aggiunge – a cui mi onoro di appartenere. Non ho assolutamente sollecitato l’intervento del Collegio Garante sulla vicenda, nessun tentativo di insabbiare l’inchiesta. Ho piena fiducia nell’operato della magistratura. Una difesa, quella del Segretario agli Interni, che diventa un forte atto di accusa nei confronti di Gabriele Gatti, a partire dal ricorso al tribunale italiano, inqualificabile a suo giudizio per chi ha ricoperto per tanti anni l’incarico istituzionale più importante. Gatti parla di una rogatoria partita da Rimini che arriverà – informa – forse lunedì o martedì, posta permettendo”. Critiche all’indirizzo dell’ex leader democristiano arrivano anche dal segretario del partito Socialista, Mauro Chiaruzzi e dal segretario dei Democratici, Giuseppe Moranti, in un dibattito che evidenzia inequivocabilmente come quella fra Gatti e la DC la frattura sia oramai insanabile. Lo si legge chiaramente nelle parole del Capogruppo Claudio Podeschi e del Segretario Giovanni Lonfernini che usa aggettivi forti per l’azione dell’ex segretario degli esteri rammaricandosi che ogni volta si cerchi di trasformare l’aula del Consiglio Grande e Generale in un consiglio centrale democristiano.
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